Il rimedio specie-specifico in Omeopatia veterinaria
Categorie: Omeopatia per Animali
Autori: Franco Del Francia
Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista
In Medicina Veterinaria l'applicazione corretta della metodologia omeopatica necessita di notevole differenziazioni a seconda delle specie animali interessate. Deve essere ben chiaro che queste differenze riguardano soprattutto la "tecnica omeoterapica", in una parola le modalità di somministrazione del/dei rimedi omeopatici richiesti dal caso, la prognosi energetica, la prognosi clinica e l'evoluzione del caso clinico stesso. Nella specie animali d'affezione e/o sportivi il terapeuta si comporta alla stessa stregua del medico pediatra umano e quindi raccoglie correttamente i sintomi, li gerarchizza, individua il rimedio più simile, sceglie la potenza più simile (attraverso la prognosi energetica e clinica) ed in una parola pertanto individualizza il caso.
Questa metodologia omeopatica risulta logica e consequenziale in quanto queste specie animali convivono o quasi con l'uomo, hanno un rapporto molto stretto a livello psicologico con questo, ne condividono gioie e dolori, soffrono "con lui" e per "lui". In questi casi (cani, gatti, cavalli, ecc.) attraverso un interrogatorio corretto e intelligente (psicologicamente parlando) si riesce in tutta tranquillità ad ottenere informazioni per una condotta omeopatica di successo, sia nelle malattie acute che in quelle croniche. Anche nel caso di gruppi numerosi di soggetti di queste specie animali (gruppi di allevamento per la riproduzione a scopo commerciale) ci dovremo comportare sempre con l'individualizzazione caso per caso, magari ricorrendo al metodo eugenetico per incidere sulla costituzione del maschio, della femmina e dei neonati in tempi relativamente brevi, a costi economici contenuti e con un ottimo e positivo rapporto costo-beneficio per l'allevatore.
Nelle Specie animali da reddito zoo-economico (bovini suini-ovi-caprini polli api ecc.) invece le cose si complicano e quindi occorre adottare nuove strategie, adattare la metodologia omeopatica, in prevenzione e in terapia, soprattutto a livello della tecnica. Per ottenere successo bisogna rispettare, a nostro parere, alcuni presupposti fondamentali:
PERCHÈ?
Attualmente queste specie animali sono allevate in grandi gruppi (da qualche centinaia di capi a molte decine o centinaia di capi a molte decine o centinaia di migliaia), in strutture non sempre corrette, con micro e macro clima non soddisfacenti, con alimentazione non sempre bilanciata e spesso in esubero proteico, con personale addetto spesso improvvisato od in rotazione continua, in una parola pertanto questi allevamenti intensivi presentano molti aspetti negativi e persistenti.
In questi casi soltanto un buon veterinario omeopata è in grado con la sua cultura ed esperienza di valutare caso per caso la situazione e raccogliere le informazioni necessarie.
A CHE SCOPO?
Attraverso l'uso corretto dell'omeopatia vorremmo ottenere se non altro gli stessi risultati della medicina tradizionale a livello clinico, ma con in più i seguenti parametri in positivo:
a) effetto residuo e/o accumulo zero nei prodotti di origine animale ottenuti in queste condizioni di allevamento (carne latte uova miele ecc.) Questo effetto ampiamente dimostrato dalla omeopatia, è attualmente utopistico e direi irraggiungibile con l'uso delle molecole chimiche di sintesi.
b) Effetto impatto ambientale zero a sua volta ampiamente dimostrato dalla omeopatia (molecole zero) ma assolutamente non verificabile con l'uso delle molecole chimiche metabolizzate o parzialmente metabolizzate che pervengono nel terreno attraverso i reflui degli allevamenti (feci, urine, acque di lavaggio).
c) Effetto placebo zero, motivo di eterne discussioni in campo medico, cavallo di battaglia dei detrattori dell'omeopatia (quindi esso si rivela estremamente utile per i colleghi medici umani) perché fino ad oggi, per quanto mi risulti, nessun veterinario omeopata è stato in grado di suggestionare a scopo preventivo o terapeutico due o trecento ed oltre bovini da latte, un migliaio di suini o centomila polli: mentre al contrario è stato capace di influenzare positivamente i problemi patologici di quei gruppi. A mio parere questi sono fatti obiettivi, controllabili, falsificabili e quindi indiscutibili come sosteneva Popper.
COME?
Occorreva quindi ricercare una tecnica omeopatica veterinaria di semplice applicazione clinica, a costi economici contenuti, priva di effetti residuali e di impatto ambientale ed infine con risultati positivi in prevenzione ed in terapia. Per questo abbiamo tenuto in massimo conto le conoscenze di etologia delle singole specie animali (comportamento, conoscenze di psicologia ecc.), le informazioni ottenute da tecnici ed allevatori dei vari settori zootecnici e le esperienze dei colleghi omeopati che lavorano in campo. Soprattutto però abbiamo valorizzato ampiamente l'opera di selezione genetica delle varie specie animali, la quale ha livellato l'individualità e rese omogenei e molto simili i caratteri geno-fenotipici e comportamentali di queste. Anche a livello di tendenze patologiche è stato osservato ripetutamente una frequenza di apparizione molto simile per ciascuna specie, nella maggioranza dei casi da collegarsi a fenomeni di immunodepressione (tecnopatie di allevamento). In una parola per ciascuna specie animale presa in considerazione abbiamo costruito una scheda fondamentale di specie.
Con i presupposti prima indicati ci siamo messi all'opera (questo è stato un lavoro di equipe di tutta la Scuola di Cortona) e abbiamo iniziato cercando di individuare una simillimum di allevamento scelto caso per caso a seconda della caratteristiche di ciascun gruppo. Questo metodo ha dato buoni risultati di successo, anche se in tempi non brevi perché richiedeva numerosi interventi in allevamento e quindi costi maggiori. Però queste esperienze di alcuni anni e le osservazioni dei risultati positivi ottenuti con il metodo eugenetico ci hanno fornito elementi per un salto di qualità, al fine di pervenire teoricamente e praticamente ad un simillimum di specie-specifico. Questo concetto omeopatico, che in parte coinvolge anche la teoria e la dottrina dell'omeopatia, evidentemente deve ricevere conferme e convalide attraverso le esperienze di altri colleghi, applicate in maniera corretta, in altre e svariate condizioni ambientali, sulle stesse specie animali e nelle medesime condizioni di allevamento.
Esso ci fornisce le seguenti possibilità di applicazione in clinica: livello di prevenzione omeopatica, da noi ritenuto il vero effetto di profilassi (meglio prevenire che...curare) con l'uso regolare a cadenze prefissate (mensili bimestrali o trimestrali) del rimedio specie-specifico ad alte potenze, mai inferiori alla 10M o superiori a seconda della cadenza.
Vie di somministrazione: orale, parenterale, per aerosol, a secondo delle esigenze organizzative degli allevamenti. In questo modo intendiamo agire in maniera positiva con un riequilibrio energetico su soggetti che non presentano sintomatologie patologiche, ma che vivono, si riproducono e muoiono in condizioni anomale (ambientali, alimentari, micro e macro climatiche, ecc.) Questi soggetti andranno sicuramente incontro a immunodepressione (deficit immunitario) e conseguentemente appariranno determinate patologie più o meno profonde. Pertanto in sintesi intendiamo agire su la fase pre-sintomatica della malattia, quando l'energia vitale inizia a disequilibrarsi ma l'organismo ancora non parla della sua sofferenza con i sintomi. Conferme obiettive di quanto sopra, con test di laboratorio sul profilo immunitario di bovini da latte, seguiranno in questa sede con altra relazione. Altri test sul profilo immunitario insieme ad altri parametri saranno effettuati entro l'anno dalla Scuola di Cortona, dall'Istituto Superiore di Sanità, dall'Istituto Zooprofilattico di Roma e dalla ALS-Roma B su consistenti greggi di ovini da latte (oltre 1000 capi) seguiti per due o tre anni con follow up. Questo metodo che abbiamo descritto è già stato applicato con successo su numerosi allevamenti di bovini, suini, ovi-caprini ed api. Attualmente stiamo studiando l'applicazione anche su altre specie animali ad interesse zoo-economico.
Per completezza dell'argomento vogliamo segnalare che l'uso a livello di prevenzione del rimedio specie-specifico per ciascuna specie animale deve essere obbligatoriamente regolare e costante nel tempo seguendo rigorosamente le cadenze prefissate di somministrazione. Questo fatto dipende dalla osservazione che le condizioni di allevamento negative prima accennate sono di regola persistenti e raramente modificabili. Livello di terapia omeopatica in quanto dallo studio e dall'osservazione della scheda di ciascuna specie animale da noi presa a modello di base e comprendente sintomi mentali, emotivi, funzionali, organici e/o tendenze patologiche, emerge chiaramente un ristretto numero di rimedi omeopatici parzialmente similari e capaci se usati correttamente di risolvere problemi di patologie varie che possono essere osservati negli allevamenti. La maggior parte di queste patologie sono di natura esogena (errori alimentari, intossicazioni da alimenti avariati, forti escursioni climatiche improvvise ecc.) vie di somministrazione: orale (acqua di bevanda, alimenti), aerosol (indicata negli allevamenti di polli, conigli, anitre, tacchini, ecc.) oppure parentale anche se questa viene vietata da Ministero della Sanità non si sa bene per quale ragione. Infatti i rimedi omeopatici sono di origine naturale e non di sintesi chimica, non contengono molecole nella maggior parte, hanno un contenuto in alcool del 0-30% e sono pertanto autosterili...?
In conclusione l'attuale stato dell'arte in medicina veterinaria omeopatica indica la possibilità concreta di applicazione corretta dell'omeopatia anche nei grandi allevamenti intensivi di bovini, suini, polli, ovi-caprini, ecc.
Occorre secondo noi agire soprattutto a livello preventivo di riequilibrio energetico con un corredo ristretto (5-6 rimedi al massimo) allo scopo di pilotare le malattie di origine esogena.
Questo lavoro che ripetiamo deve essere evidentemente confermato, oltre a dare indubbi vantaggi in positivo a livello sanitario e a livello economico degli allevamenti, presenta altresì un aspetto socio-sanitario per i consumatori dei prodotti di origine animale, portando un contributo fattivo ai numerosi e svariati problemi di patologia umana collegati all'alimentazione, problemi soprattutto a livello pediatrico (allergie dei bambini) che stanno attualmente e fortemente interessando le generazioni del domani.
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