Olimpiadi di Pechino e Omeopatia: guarire da una bronchite asmatica
Categorie: Attualità
Autori: Giovanni Esposito
PECHINO - Ancora la santa marcia. La specialità del tacco e punta non delude inaugurando il medagliere azzurro dell'atletica leggera ai Giochi olimpici con un bronzo che probabilmente in pochi si aspettavano. E' quello portato a casa da Elisa Rigaudo, finanziere doc, già avvezza a queste imprese clamorose con l'argento agli europei di Goteborg di due anni fa.
Come allora il cielo grigio carico d'acqua ed un freddo inusuale, hanno favorito l'allieva di Sandro Damilano, brava a firmare il nuovo primato personale nei 20 km di marcia (1h27'12").
Scontato il dominio della campionessa mondiale, la russa Kaniskina, autrice di una gara solitaria chiusa con il nuovo record olimpico (1h26'31"), brava la norvegese Platzer, argento e nuovo limite personale (1h27'07").
«Le sensazioni erano buone fin dall'inizio - le sue parole subito dopo l'arrivo - di solito a metà gara mollo ma stavolta ci ho messo il cuore. Ho ascoltato il mio allenatore che mi diceva di tenere un ritmo costante attorno ai 4 minuti e 25 secondi al chilometro: quella sarebbe stata la via per il podio e così è successo».
In effetti ad Atene era andata alla stessa maniera con il caldo e l'unica differenza che la Rigaudo era giunta sesta. Oltre alla diversa mentalità c'è qualche altra novità. A maggio l'azzurra si è piazzata 19esima in Coppa del mondo, poi ha scoperto di avere una bronchite asmatica. «Con delle cure appropriate sono riuscita a rimettermi in sesto facendo anche molto uso dell'omeopatia». Lei, anemica incallita, è nuovamente andata ad allenarsi in Equador, ospite del campionissimo Jefferson Perez, con un programma di altura tra i 2500 ed i 3900 metri. Ha visto e rivisto i filmati delle Olimpiadi scorse, ha macinato chilometri su chilometri, si è messa a dieta ferrea e si è detta. «Elisa, se vuoi una medaglia devi soffrire fino alla fine».
A metà gara si è formato un gruppo di una decina di unità che è andato scremandosi per l'azione decisa della campionessa europea, la bielorussa Turava. La Rigaudo ha subìto in questa parte scivolando fino all'ottavo posto, ma non si è mai persa d'animo, sapendo che la gara era lunga e tutto sarebbe potuto accadere. Elisa non risparmia riflessioni amare sul momento delicato dell'atletica italiana. «C'è la tendenza a focalizzare l'attenzione su pochi atleti e ci si dimentica di altri, che magari compaiono un pò meno e si dedicano di più ad allenarsi».
Certamente il crollo finale della spagnola Vasco ha favorito la sua sua rimonta ma a beneficio dell'azzurra va detto che il suo stile (soprattutto guardando le avversarie) era impeccabile anche se coach Damilano, 53 medaglie vinte dalla sua scuderia in manifestazioni internazionali, ha qualcosa da ridire: «Il pregio migliore di Elisa è la caparbietà ma può migliorare nella tecnica, o meglio se riuscirà a marciare nel modo che io penso più congeniale a lei, potrà crescere ancora tanto». Insomma la squadra azzurra ha trovato una pedina importante capace di arrivare a Londra 2012 con aspettative ancora più prestigiose.
Intanto il coach che sforna metalli stamattina (l'1.30 ora italiana) ha un altro appuntamento al cardiopalmo. Tocca al suo pupillo Alex Schwazer provare a scalare l'Olimpo nella 50 km di marcia. Il carabiniere, già bronzo ai mondiali di Helsinki 2005 e Osaka 2007 è stato inserito tra i favoriti assieme al campione europeo, il francese Diniz e al russo Nizhegorodov (argento in carica) ma nella bolgia dei 24 giri affianco al «Nido d'Uccello» può succedere di tutto. Di certo lui non è uno che si accontenta e lo ha dimostrato nelle migliori occasioni. Con l'altoatesino anche altri due azzurri, Marco De Luca e Diego Cafagna, che potrebbero regalare qualche sorprese all'Italia.
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