Osteoartriti: uno studio scientifico riporta i rimedi omeopatici più utilizzati
Categorie: Ricerca Omeopatica
Autori: Italo Grassi
Le principali caratteristiche patologiche delle osteoartriti (OA) comprendono una progressiva focale degenerazione della cartilagine articolare che è associata a dolore cronico e perdita della funzionalità del ginocchio. Lo stress ossidativo è uno dei più importanti fattori coinvolti nell'eziologia di questa degenerazione.
Tenendo conto che il profilo lipidico della cartilagine articolare umana, soprattutto la concentrazione degli acidi grassi polinsaturi, aumenta con il normale invecchiamento della cartilagine e che precedenti studi hanno dimostrato che i normali condrociti articolari manifestano alti livelli di perossidazione lipidica (LP), compito di questo studio era valutare lo stato di stress ossidativo nelle osteoartriti con la misurazione di parametri ossidanti e di quelli antiossidanti nel sangue, prima e dopo terapia omeopatica, valutando il ruolo di quest'ultima nel normalizzare la tossicità dei radicali liberi nelle OA.
Lo studio è stato effettuato al Father Muller Homeopathic Hospital, a Mangalore, nel South Karnataka, in India. Campioni di sangue sono stati prelevati da 81 soggetti sofferenti di OA (31 maschi, 50 femmine), di età tra i 30 e i 75 anni (l'età media degli uomini era di circa 51 anni). Di questi 81 soggetti, 68 soffrivano di OA ad entrambe le ginocchia, sei di OA al solo ginocchio destro e i rimanenti sette lamentavano OA a quello sinistro. Mediamente soffrivano di OA da quattro anni. Secondo i canoni omeopatici classici, è stata raccolta raccolta un'anamnesi omeopatica, seguita poi dalla prescrizione di un unico rimedio in base alla caratteristica dei sintomi.
I pazienti soffrivano di uno o più dei seguenti sintomi: rigidità, gonfiore e dolore all'articolazione del ginocchio. Per gli studi di follow up, si sono resi disponibili soltanto 47 pazienti. Da essi fu prelevato altro sangue dopo tre mesi di terapia. Diversi parametri ossidanti e antiossidanti sono stati valutati nel sangue prelevato prima e dopo la terapia omeopatica.
I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti in persone sane e non ospedalizzate, considerate come gruppo controllo (53 individui, 36 maschi e 17 femmine, con una età media di 45 anni). Per gli 81 pazienti sono state effettuate 208 prescrizioni (una prescrizione corrisponde ad un rimedio somministrato al paziente alla fine della visita), con una media di 2,4 rimedi per paziente.
I rimedi omeopatici maggiormente prescritti sono stati Rhux toxicodendron, Natrum muriaticum, Bryonia alba, spesso utilizzati alla 30CH, mentre Calcarea fluorica è stato prescritto soprattutto alla 6DH e Thuja occidentalis alla 200CH.
Degli 81 pazienti, il 65,4% ha ricevuto Calcarea fluorica, il 43% Rhux toxicodendron, il 25% Pulsatilla, il 19% Natrum muriaticum, il 17% Bryonia alba e il 15% Thuja occidentalis.
Ai 47 pazienti ammessi al follow up, i rimedi più prescritti furono: Calcarea fluorica, Rhux toxicodendron, Pulsatilla, Bryonia. I risultati dello studio sono stati positivi e hanno dimostrato che nelle persone sofferenti di OA dove, rispetto al gruppo sano di controllo, era significativamente aumentata sia la lipoperossidasi presente negli eritrociti, sia la sensibilità degli eritrociti stessi nei confronti della stessa dopo la terapia omeopatica di tre mesi, si è registrato un notevole miglioramento a livello biochimico, con una diminuzione del livello e della sensibilità eritrocitaria alla lipoperossidasi.
Nello stesso tempo, in questi pazienti è stato riscontrato anche un netto miglioramento della sintomatologia, con diminuzione del dolore, dell'edema e della rigidità articolare.
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