Omeopatia: crescono gli utilizzatori e la fiducia nel settore

Pubblicato il 19/12/2017

Categorie: Attualità

Autori: Giovanni Gorga

Fonte: Omeoimprese

Omeopatia: crescono gli utilizzatori e la fiducia nel settore

Quasi un quinto degli italiani usa l'omeopatia. Un dato addirittura in crescita rispetto al marzo 2016, data a cui risale l'ultima indagine ufficiale sul settore. A darne l'annuncio è Omeoimprese, l'associazione delle aziende farmaceutiche omeopatiche, che si è affidata ad EMG-Acqua per fotografare lo scenario 2017, anno di grandi trasformazioni per il comparto, con l'ingresso dei primi farmaci nel prontuario farmaceutico nazionale.

Sono quasi 9 milioni le persone che nel nostro Paese ricorrono all'omeopatia almeno una volta all'anno. L'identikit parla principalmente di donne (63%) di età compresa fra i 35 e i 54 anni (55% del totale campione) con una buona occupazione e un buon livello di istruzione, che risiedono nel Nord (58%).

Dal sondaggio emerge che l'80% degli italiani conosce l'omeopatia e chi la utilizza ne apprezza in primis l'assenza di effetti collaterali (14%), l'atossicità (12%) e il grado di efficacia (9%).

Con l'omeopatia gli italiani curano soprattutto raffreddori e influenza (59%), patologie articolari o muscolari (26%), problemi gastro-intestinali (25%) allergie e disturbi dell'apparato respiratorio (21%), digestione (19%), insonnia (15%).

Secondo la ricerca EMG-Acqua per Omeoimprese, fra chi negli ultimi 10 mesi ha assunto farmaci, il 58% ha usato uno o più farmaci omeopatici. Altra buona notizia per Omeoimprese è che il 60% degli italiani, non necessariamente users abituali, sostiene che i rimedi omeopatici ed allopatici debbano essere utilizzati insieme: "Si tratta dell'esito positivo di una battaglia culturale condotta dalla nostra associazione contro chi parla impropriamente di omeopatia definendola medicina alternativa. Ma alternativa a cosa? Noi produciamo farmaci che, se utilizzati in un programma di cura integrato, offrono i migliori risultati. E raccomandiamo sempre di rivolgersi ad un medico per le patologie più gravi, oppure chiedere consiglio al farmacista per i disturbi più lievi e transitori".

Prosegue Gorga: "Sono proprio i medici, soprattutto quelli di famiglia, i migliori alleati dell'omeopatia: il 55% degli utilizzatori di questi farmaci lo fa su loro indicazione. Il 39% si lascia guidare dalla farmacia di fiducia, il 26% è stato indirizzato all'omeopatia dalle strutture sanitarie pubbliche, il 17% dallo specialista della patologia. Il 26% si reca dall'omeopata, sicuramente un costo aggiuntivo per il paziente. Nonostante le novità per il settore, l'obbligo di riconoscimento dei medicinali da parte dell'AIFA, l'Agenzia del Farmaco, e la commercializzazione dal 2019 solo per quei prodotti in possesso dell'AIC come per i medicinali allopatici, gli omeopatici sono sempre inquadrati come SOP (senza obbligo di prescrizione) ed in classe C".

Un capitolo del quadro statistico su Italiani e Omeopatia commissionato da Omeoimprese, riguarda i canali di acquisto: il 45% degli intervistati non è propenso a rivolgersi al web, contro un "pericolosamente" favorevole 29% , dato che, secondo Giovanni Gorga "rischia di crescere nei prossimi anni senza adeguate misure economiche a sostegno del settore e a tutela delle aziende italiane, penalizzate dalle recenti politiche tariffarie stabilite dal Decreto Lorenzin che non tengono conto della peculiarità dei farmaci e degli elevati costi di produzione all'interno di un mercato decisamente più modesto rispetto a quello delle Big Pharma e delle multinazionali straniere".

A preoccupare l'associazione dei produttori di farmaci è la bocciatura da parte del Governo dell'emendamento Tariffe, che prevedeva una modifica a ribasso degli importi stabiliti per alcune voci relative ai soli medicinali oggetto di verifica (poco più di 3.000). "Adesso il Ministro Lorenzin parli chiaro: perché tanto accanimento contro il settore, nonostante il consenso di milioni di italiani? Mi aspetto che ci sia un chiarimento definitivo del Ministero rispetto a questo tema. Al Ministro spetta l'onere di rispondere a milioni di italiani, dica apertamente ciò che pensa".

 

Industria e occupazione

In Italia sono circa 30 le aziende dell'industria omeopatica presenti in particolare in Lombardia, Liguria, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Sicilia.

Di queste oltre un terzo sono aziende italiane, di dimensione medio-piccola, che producono in Italia o distribuiscono prodotti provenienti da Germania e Francia. Tra le grandi aziende italiane produttrici ci sono Guna (circa 60 milioni di fatturato) sita in Lombardia, OTI (circa 15 milioni di fatturato) con sede in Abruzzo e Cemon (circa 11 milioni) con sede in Campania. La presenza sul nostro territorio di officine di produzione in ambiente GMP autorizzate a produrre medicinali omeopatici testimonia che l'Italia è un paese produttore che vanta una tradizione ormai consolidata. Gli addetti del settore sono circa 4.000 persone.

Il comparto vale 300milioni di euro in termini di sell-out. Il 2017, secondo stime ancora non definitive da parte delle aziende aderenti ad Omeoimprese, si chiuderà confermando il trend negativo del 2016 (- 5/7 per cento). Si stima un calo di alcuni punti percentuali sia in termini di fatturato, sia, soprattutto, in termini di pezzi venduti. Si tratta della prima e attesa conseguenza dell'obbligo di registrare presso AIFA i farmaci omeopatici già in commercio. Fino ad oggi, infatti, i medicinali sono stati commercializzati in virtù di un'autorizzazione del Ministero della Salute, mentre dal 1° gennaio 2019 l'AIC diventa obbligatoria.

 

In farmacia con l'Autorizzazione dell'Agenzia del Farmaco

Proprio in queste settimane AIFA ha rilasciato i primi degli oltre 3.500 codici di Autorizzazione all'Immissione in Commercio che dovranno essere riconosciuti entro la fine del 2018.

Le aziende hanno avuto tempo fino al 30 giugno di quest'anno per consegnare all'Agenzia del Farmaco i dossier di registrazione dei prodotti che intendono mantenere sul mercato dal 2019. Questa operazione, peraltro molto onerosa per il settore, sta portando ad una razionalizzazione dei listini, dunque al ritiro progressivo di alcune migliaia di farmaci.

C'è un altro elemento che rischia di causare una nuova contrazione dei fatturati delle aziende italiane. Una volta ottenuto l'AIC, i farmaci omeopatici saranno soggetti alla stessa regolamentazione e tassazione degli allopatici. Il decreto Tariffe del Ministro Lorenzin stabilisce però importi tariffari per i medicinali attualmente in registrazione che per il comparto risultano insostenibili.

Se a un prodotto che mediamente fattura 10/20 mila euro all'anno, viene chiesto di sostenere un importo tariffario quantificabile in migliaia di euro per una semplice e peraltro frequente "variazione" di composizione o di tipo amministrativo, è evidente che l'azienda alla lunga non riuscirà più a sostenere questi costi. La conseguenza, denuncia Omeoimprese, sarà il ritiro del farmaco dal commercio, chiusura della produzione e perdita di posti di lavoro.

Non tutto è comunque perduto: Omeoimprese sta lavorando con le Istituzioni e in particolare il Ministero della Salute per rivedere il decreto tariffe, in particolare per gli importi che toccano i medicinali attualmente in commercio e che sono oggetto di regolamentazione.

In queste ore il comparto è in attesa di un parare su un emendamento alla legge di bilancio che potrebbe risolvere la questione.

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