Omeopatia per le piante: intervista a V.D. Kaviraj (seconda parte)

Pubblicato il 13/10/2010

Categorie: Metodologia Omeopatica

Autori: Alan Schmukler

Traduzione a cura di: Anna Fontebuoni

Fonte: Hpathy

Omeopatia per le piante: intervista a V.D. Kaviraj (seconda parte)

Vi proponiamo la seconda parte dell'intervista a V.D. Kaviraj, omeopata olandese, scrittore, ricercatore e pioniere dell'Agroomeopatia.

Le tue intuizioni sul regno vegetale e sulle sue costituzioni, la soppressione e i miasmi sono molto affascinanti e di grande importanza. È possibile che l'agroomeopatia trasformi l'agricoltura? Cosa ci guadagnerebbe il mondo?
L'agroomeopatia potrebbe dare una svolta importantissima all'agricoltura, se e laddove venisse applicata. Sarebbe una vera 'rivoluzione verde'. Ci sarebbero anche altri vantaggi, per esempio per la coltura agroforestale, di cui parlerò brevemente in seguito. Tuttavia, se consideriamo il giro di soldi dell'agricoltura commerciale, le chance sono minime. L'unica speranza che ho è la sua diffusione in India, dove molti agricoltori, nel Rajastan, la stanno già utilizzando e dove il mio libro, tradotto da Lethif in cinque idiomi indiani, viene usato da moltissimi agricoltori.

Se avessi le possibilità economiche impianterei un'azienda come ho fatto in Australia e offrirei gratuitamente il primo trattamento in modo che gli agricoltori si possano rendere conto che funziona e che i suoi effetti a lunga scadenza farebbero risparmiare loro un sacco di soldi, quelli che spendono per comprare veleni. Prima di tutto bisogna convincerli e poi chiedere loro denaro - sempre meno che per i veleni che comprano.

Immagina prima di tutto quali vantaggi potrebbe avere un agricoltore: il costo del trattamento si ridurrebbe del 75 per cento, e potrebbe arrivare al 90 per cento. Poi potrebbe vendere i propri prodotti come biologici, a un prezzo maggiore. Sarebbero inferiori i rischi per la sua salute e, per finire, lavorerebbe su una terra più pulita, non inquinerebbe più le falde e contribuirebbe così alla gestione della Terra e di un ambiente più pulito.
Anche per il consumatore ci sarebbero dei vantaggi: cibo più sano, niente veleni, costi di medicinali e cure mediche inferiori e migliore qualità di vita. Si ridurrebbe notevolmente la spesa pubblica per la salute, che attualmente è salita a un livello inestimabile. E quindi si pagherebbero meno tasse e la gente potrebbe comprare cose che non è in grado di comprare in questo momento. Si ridurrebbe la crisi economica attuale.

Un ambiente più pulito ha altri vantaggi. Se consideriamo che le nostre coltivazioni occupano fino al 50 per cento di tutta la terra arabile e che si perde il 30 per cento di esse a causa di parassiti e malattie, la loro capacità di assorbire l'anidride carbonica è minima. Se poi consideriamo che il 30 per cento delle nostre foreste naturali soffre degli stessi problemi, ci troviamo davanti alla condizione che, con le piante che abbiamo, la quantità di anidride carbonica è ridotta del 50 per cento.

In questa situazione ecco cosa può fare l'omeopatia:
1. Aumentare il numero di piante sane, aumentando così l'assorbimento di CO2.
2. Aumentare il numero di alberi sani, con lo stesso effetto sulla CO2.
3. Aumentare del 30 per cento la superficie terrestre ricoperta da piante sane, che assorbono più CO2  di qualsiasi  pianta malata.
4. Diminuire così i gas serra del 150-200 per cento.

Non pensate che i miei calcoli siano esagerati, dobbiamo considerare che le piante malate riducono il loro assorbimento di anidride carbonica del 50 per cento, più il 30 per cento di quelle piante che non ne assorbono affatto. La somma è l'80 per cento di riduzione.
Dato che i pesticidi, gli erbicidi e i fungicidi, ma anche i fertilizzanti, derivano da sostanze combustibili fossili, ridurne l'uso o eliminarli serve agli stessi agricoltori a ripulire i gas serra del 30-50 per cento. Ciò significa che si possono ridurre i gas serra ancor di più della percentuale del 200 per cento citata sopra.
L'omeopatia non solo migliora lo stato di salute delle piante, ma permette che crescano più grandi e più alte, aumentando così il volume fogliare e di conseguenza la capacità di assorbire CO2.

Silicea, oltre ai vantaggi elencati da Steiner, ha alcune altre caratteristiche che sono importantissime in agricoltura. La prima è quella di essere d'ausilio alla germinazione dei semi, rendendo vitali circa il 100 per cento dei semi. Inoltre rende le piante più robuste. L'aspetto più notevole di Silicea è la sua capacità di rendere verde un deserto in un tempo record, consentendo alla sabbia di trattenere enormi  quantità di acqua per lunghi periodi - fino a sei settimane dopo averla irrorata, l'acqua si mantiene in tasche sotto la superficie, tanto che una vanga esce dal terreno bagnata.

I miei esperimenti in Australia hanno dimostrato che un pezzo di deserto di 100 ettari può essere reso fertile in meno di tre mesi e rimanere tale. Il rinverdimento del deserto può aumentare notevolmente la superficie arabile e aumentare quindi di un altro 30-40 per cento la capacità di assorbire CO2 . Potrebbe essere utile anche ad alleviare la fame nel mondo e a dare abbastanza cibo agli abitanti del pianeta, purché si dividano equamente i vantaggi.

Dato l'attuale clima globale e le necessità del pianeta, l'agroomeopatia comincia a sembrare sempre meno un'utopia. Il lavoro che si sta facendo in India sembra molto promettente. Vorrei chiederti qualcosa sulla dose e la potenza. Che potenze usi e quante dosi sono necessarie per un trattamento? Vanno prese delle precauzioni?

Nel trattamento delle piante bisogna stare più attenti che in quello umano, perché le piante sono più sensibili ai rimedi omeopatici. Naturalmente un rimedio che non è adatto alle piante, per esempio Nux vomica, non ha alcuna azione. Le piante non hanno patologie simili al tetano e quindi Nux vomica non è un rimedio adatto.
Nell'ambito delle costituzioni di cui abbiamo parlato, ogni rimedio vegetale appartenente alla stessa famiglia della pianta malata, o a famiglie vicine, ha un forte effetto su di essa. Possiamo fare l'esempio del basilico e del pomodoro, o dei fagioli e delle patate. Le piante da trattare appartengono alle solanacee, mentre quelle usate come rimedio appartengono alla famiglia delle leguminose o delle labiate.

La dose dipende da diverse condizioni, ma generalmente la potenza che preferisco è la 6dh. Una potenza inferiore, per esempio la 3dh, funziona bene in caso la pianta abbia qualità repellenti, perché potrebbe essere necessaria una maggiore quantità ponderale di sostanza (i ferormoni sono l'ingrediente attivo che scompare con le alte potenze).
Se pensiamo che una soluzione di dieci gocce di una 6dh in un litro d'acqua, che ha subito 50 succussioni, viene ulteriormente diluita in 200 litri di acqua - per trattare molte piante distribuite in una vasta superficie - è ovvio che di ferormoni non c'è più traccia.

Potrebbe essere necessario ripetere il trattamento dopo tre mesi - dico potrebbe, perché dipende dalla gravità del problema, dal tempo e dallo stato di salute delle piante nel periodo seguente al primo trattamento. Piante eccessivamente grosse trattate con fertilizzanti chimici hanno bisogno di una ripetizione, mentre piante da agricoltura biologica potrebbero non averne bisogno, semplicemente perché la loro costituzione è più forte. Ciò è valido sia per le annuali che per le biennali. Gli alberi sono una cosa diversa; dipende dalla maniera in cui sono stati curati. Ciò nonostante, anche in questo caso potrebbe essere necessario ripetere la dose, a seconda del problema e delle condizioni generali.

Se paragonate questo genere di trattamento con quello dell'agricoltura convenzionale, dove l'agricoltore irrora dalle dieci alle sedici volte durante la stagione della crescita di una singola coltivazione annuale, per ogni singolo problema, risulta evidente il vantaggio di trattare le piante con l'omeopatia.
Con le sostanze elementari sono necessarie delle cautele: la ripetizione è permessa solo se necessario, perché hanno un'azione molto più profonda. È evidente anche negli esseri umani, ma per le piante, la cui sopravvivenza dipende dalle sostanze elementari, è particolarmente importante. I micronutrienti, poi, sono più importanti dei macronutrienti. Per esempio, Silicea può rendere verde un deserto, ma ne crea facilmente uno se viene data troppo spesso o nel periodo sbagliato.

Gli acidi, come l'acido acetico, l'acido citrico o l'acido ossalico sono anche più pericolosi, nel senso che, partecipando al ciclo di Krebs, intervengono nella respirazione delle piante. Se volete uccidere una pianta - un'erbaccia - ripetete semplicemente il trattamento nel giro di ventiquattro ore e il giorno dopo la pianta sarà morta. Lo stesso vale per l'acido fosforico, che però viene usato in modo più selettivo - non tutte le piante vi reagiscono nello stesso modo.
Il tempo migliore per eseguire il trattamento è quando il cielo è coperto, perché i raggi ultravioletti hanno un'azione distruttiva - ecco perché il rimedio va conservato in bottiglie di vetro scuro. I raggi UV aiuta sono utili, però, a decomporre rapidamente il rimedio - per esempio un rimedio per uccidere le erbacce - tanto che si può iniziare un impianto entro 24-48 ore dall'irrorazione. Gli UV assicurano anche che non ci siano residui di rimedi dopo 48 ore nel suolo, e quindi evitano l'inquinamento del terreno, dell'acqua delle falde e di altre parti dell'ambiente.

Si consiglia di non respirare la sostanza se si nebulizza, altrimenti faremmo un vero e proprio proving (sperimentazione omeopatica). La nebulizzazione potrebbe essere la forma migliore per i frutteti, mentre in altre coltivazioni potrebbe non essere il sistema più adatto. Mentre molti rimedi non hanno nessuna controindicazione, altri non sono completamente innocui, come sanno gli omeopati che si sono sottoposti volontariamente a proving. La nebulizzazione non è quindi il sistema preferibile di somministrazione, perché, a volte, è rischioso. Il sistema a gocciolamento è molto migliore, altrimenti basta innaffiare le radici con un annaffiatoio.


[Continua..] Leggi la terza parte

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