Sovrappeso e obesità: come combatterli con l'Omeopatia

Pubblicato il 04/05/2010

Autori: Francesco Candeloro

Sovrappeso e obesità: come combatterli con l'Omeopatia

Obesità e sovrappeso sono la conseguenza del più comune disordine alimentare del mondo occidentale, consistente nell'assunzione di cibo in maniera eccessiva rispetto al fabbisogno energetico della persona. Entrambe non devono essere considerate un semplice problema estetico, ma bensì veri e propri disturbi, in particolare l'obesità, che si associano ad un rischio aumentato di sviluppare diverse patologie, tra cui diabete, ipertensione e altre affezioni cardiovascolari conseguenza dell'aterosclerosi.

Le donne in sovrappeso, poi, presentano un rischio aumentato di sviluppare un cancro della mammella, dell'utero e della cervice uterina; l'obesità e il sovrappeso, inoltre, gravano sulle cartilagini articolari, favorendo lo sviluppo della patologia artrosica a carico di anche, ginocchia e colonna vertebrale.

Non è a tutt'oggi noto il meccanismo in seguito al quale alcune persone sono più predisposte di altre ad aumentare di peso, tuttavia obesità e sovrappeso non sono esclusivamente attribuibili ad un eccesso alimentare, ma senza dubbio anche fattori genetici ne influenzano lo sviluppo, se è vero che bambini nati da uno o entrambi i genitori in sovrappeso, o francamente obesi, avranno una probabilità tra il 40 e l'80% di diventare anch'essi come i loro papà e mamma. Sul corredo genetico, tuttavia, agirebbero anche influenze comportamentali della prima infanzia: in base alla teoria della cellula adiposa, infatti, se un bambino è stato abituato a mangiare troppo o a consumare in eccesso alimenti ricchi in grassi o in zuccheri, il suo organismo è stimolato a produrre cellule adipose in quantità aumentata con meccanismo irreversibile, vale a dire che queste cellule sarebbero destinate a persistere per sempre nell'organismo di tali soggetti, predisponendoli all'aumento stabile di peso nel corso dell'età adulta.

Prima di porre diagnosi di obesità esogena, però, esito in parte di un eccessivo apporto calorico con il cibo, ma anche di una ridotta propensione all'esercizio fisico, è necessario escludere alcune possibili cause primarie di obesità, tra le quali l'ipotiroidismo e la malattia di Cushing, affezioni del sistema endocrino, che il medico saprà facilmente diagnosticare in base al contesto clinico del paziente, e ai risultati di determinate analisi del sangue. Inoltre bisogna anche tenere in considerazione che alcuni farmaci, tradizionalmente prescritti nel corso di molte tra le più ricorrenti patologie, possono favorire l'incremento ponderale: tra questi i cortisonici, alcuni antidepressivi, attualmente di seconda scelta, e i contraccettivi orali. Un situazione, infine, spesso mascherata dalla propensione alla sovralimentazione da un lato, e alla ridotta attività fisica dall'altro - soprattutto nelle sue fasi iniziali - è la depressione del tono dell'umore.

Escluse le situazioni appena elencate, tutti gli altri casi di sovrappeso e obesità sono l'effetto di un'alimentazione scorretta che può, oltre alla depressione, essere sostenuta dalle motivazioni più disparate, alcune delle quali solo apparentemente banali, come quella della convivialità che si associa al mangiare, e che in molteplici casi intende sopperire ad un profondo senso di solitudine della persona; ancora più semplicemente, poi, l'eccessiva ingestione di cibo è spesso legata a sensazioni gradevoli, o stimolanti, associate a determinati alimenti: il desiderio ricorrente di cibi dolci, tuttavia, spesso riflette un'alterazione nell'assorbimento degli zuccheri, così come quello di cibi particolarmente elaborati o grassi può essere sostenuto invece da una certa difficoltà alla loro digestione; la cioccolata, infine, ha un effetto benefico sul tono dell'umore, e può essere ricercata con particolare frequenza anche da quanti presentano un deficit assoluto, o relativo, di alcuni oligoelementi tra cui cromo e magnesio.

Attualmente una misurazione iniziale della quantità di tessuto adiposo di un individuo è data da due parametri numerici, facilmente calcolabili, che sono: l'indice di massa corporea, che si ottiene dividendo il peso della persona per il quadrato della sua altezza (valori considerati normali sono quelli compresi tra 18 e 25, al di sopra di questi si parla di sovrappeso - fino a 30 - e di gradi variabili di obesità - sempre più predisponenti alle affezioni patologiche - da 30 in su) e la misurazione della circonferenza corporea, che non deve superare 88 cm nella donna e 102 nell'uomo.

Oltre che a tali parametri - i quali, unitamente alla misurazione della pressione arteriosa e al dosaggio nel sangue di glicemia, trigliceridi e della frazione buona del colesterolo, entrano nella definizione di una particolare sindrome, predisponente al diabete e alle affezioni cardiovascolari in generale, nota come sindrome metabolica - importante è anche la presentazione morfologica dell'eccesso di adipe: l'accumulo prevalente in regione addominale, infatti, definito a mela, si associa ad un rischio decisamente aumentato di sviluppare una patologia rispetto allo stesso accumulo nella regione delle cosce e dei fianchi, definito a pera.

Da tutto quello che abbiamo detto, dunque, appare evidente che la terapia dell'obesità non si può limitare alla frettolosa prescrizione di una dieta e ad un generico e poco convinto invito all'esercizio muscolare. Vista la multifattorialità delle cause, infatti, è auspicabile, invece, un trattamento integrato che coinvolga medico generico, dietologo, psicologo e chirurgo (quest'ultimo per i casi più difficili) e che, proprio grazie ad un simile approccio, possa superare il principale limite delle attuali terapie dietologiche e farmacologiche, costituito principalmente dalla pochezza dei risultati a medio-lungo termine, sempre però tenendo anche conto che il messaggio fondamentale da trasmettere, a chi intende perdere peso, è quello di puntare ad un obiettivo realisticamente perseguibile: si deve mirare, infatti, non al raggiungimento del cosiddetto peso ideale, numero astratto ed espressione di calcoli che hanno solo valore statistico, ma di quello cosiddetto "ragionevole", intendendo, con tale termine, il peso mantenuto senza sforzo dopo i 21 anni, e che permette buone condizioni di salute fisica, psichica e sociale.

D'altronde è stato ormai ampiamente dimostrato che è sufficiente una riduzione del 10-15% del peso iniziale per indurre significativi miglioramenti di ipertensione, diabete e patologie cardiovascolari in generale, e che, addirittura, nella persona anziana un sovrappeso di 3-5 kg rispetto al peso desiderabile, svolgerebbe un ruolo protettivo per la sua salute. In tale ottica, quindi, risulta evidente che sarebbe opportuno cercare di far perdere peso alla persona nella stessa maniera di come, in generale, lo ha guadagnato, e cioè lentamente, attestandoci su una quantità di 5-10 Kg/anno.

Vediamo a questo punto come si pone il medico omeopata di fronte ai problemi di sovrappeso e obesità che, proprio per la particolarità della metodologia diagnostico-terapeutica che lo caratterizza, e la peculiarità dei rimedi che utilizza, può incidere in maniera decisamente integrata sulla persona, valutandone, insieme ai problemi fisici, anche gli aspetti emotivi e temperamentali, senza mai tralasciare l'influenza sul soggetto dell'ambiente e dell'eredità genetica, e utilizzando infine prodotti che, se sapientemente somministrati, accanto ai sicuri giovamenti, non apporteranno mai i rischiosi effetti collaterali di molte delle terapie farmacologiche utilizzate in questi casi.

Per prima cosa, però, è bene ricordare il significato fisiologico dell'accumulo di grasso nell'organismo umano, al fine di comprendere le differenti motivazioni che spesso conducono, soggetti appartenenti a costituzioni fisiche diverse, al sovrappeso o alla franca obesità. La funzione fisiologica del tessuto adiposo è quella di depositare e mobilizzare energia: i trigliceridi costituiscono circa il 90% della cellula adiposa, e rappresentano in effetti la forma di deposito di energia più prontamente disponibile per l'organismo.

E' bene a questo punto rammentare ancora che il diverso e predominante aspetto morfologico degli individui, permette di differenziarli essenzialmente in tre tipologie prevalenti: soggetti appartenenti alla costituzione sulfurica, quella cioè in cui le diverse parti anatomiche sono in maggior equilibrio fra loro; individui della costituzione carbonica, in cui è presente un ispessimento del tessuto osseo non sostenuto da altrettante valide masse muscolari; infine quelli della costituzione fosforica, dove invece prevale l'assottigliamento osseo e l'ipotonia muscolare.

La percezione relativa che soggetti appartenenti ad una delle tre costituzioni hanno rispetto a quelli delle due rimanenti, fa sì che il sulfurico tenda al sovrappeso perché portato alla ipertrofia dei propri istinti vitali, come esito della sua percezione di superiorità, prevalentemente fisica, sugli altri; il carbonico, invece, svilupperà l'eccesso di adiposità come conseguenza del rifugio nel cibo alle sue ansie e alle sue paure, provocategli, all'opposto, dalla scarsa resistenza allo sforzo fisico e dalla lentezza nel ragionamento, esito quest'ultimo di un deficit ereditario della funzione mnemonica; infine il fosforico, che si percepisce fisicamente come il meno dotato delle tre costituzioni, arriverà a compensare questo suo stato con un incremento calorico che ne aumenterà la massa corporea, senza accrescerne, però, forza e resistenza.

Già questo approccio, dunque, ci permette di effettuare una prima differenziazione in rapporto ai problemi di sovrappeso e obesità, che ci condurrà a trattare diversamente i soggetti in relazione proprio alla loro differente tipologia fisica, e dunque alla differente motivazione alla base dell'iperalimentazione, iperalimentazione che si osserva sempre più spesso già in età infantile e adolescenziale, e quindi, da un punto di vista omeopatico, si pone come intervento terapeutico rivolto proprio alla costituzione del soggetto, e come tale rientra ancora nel campo della semplice prevenzione sanitaria, piuttosto che della cura vera e propria.

E' logico d'altronde attendersi che, lasciati alle loro abitudini, questi soggetti, nel tempo, non saranno più in grado di modificare in maniera radicale la propria alimentazione, dato che il ricorso eccessivo, e disordinato, ad alimenti ipercalorici, determinerà a lungo termine una modificazione stabile della loro morfologia, effetto esteriore, però, di una modificazione ben più profonda, e ormai radicatasi, della fisiologia della persona, sotto l'azione, costantemente perturbatrice, di un'alimentazione innaturale e per questo scorretta.

Molto probabilmente, a questo punto, ci troveremo in una fase dell'esistenza umana decisamente più avanzata di quella infantile o adolescenziale, ed allora sarà necessario intervenire in maniera contemporanea su molti aspetti della persona, per avere ragionevoli possibilità di ricondurla, stabilmente, ad un peso compatibile con un buono stato di salute e soprattutto nuovamente preventivo allo sviluppo di malattie.

Se dunque l'intervento, nei primi anni di vita, anche dal punto di vista omeopatico sarà più semplice e rapidamente efficace, in età adulta richiederà una maggiore adesione alle terapie e alle indicazioni allo stile di vita, e fondamentale sarà anche comprendere le ulteriori motivazioni che, aggiuntesi a quelle originali, avranno condotto il paziente ad un nuovo e diverso assetto metabolico e costituzionale, divenuto funzionale alla protezione, almeno inizialmente, delle funzioni più nobili e vitali dell'organismo umano, che si adatta a suo modo all'eccesso calorico.

Grazie dunque alla somministrazione di rimedi, come quelli omeopatici, che hanno un'azione non solo locale, ma contemporaneamente anche mentale e generale, sarà possibile, anche in età adulta, continuare ad accostare alla dieta e ai consigli per una progressiva ripresa dell'attività motoria, rimedi in grado di curare gli aspetti emotivi che si associano alla ricerca di cibo, migliorati i quali il paziente avrà maggior capacità nel seguire una dieta adeguata, che diverrà allora bagaglio indispensabile di un nuovo stile di vita, tornato ad essere naturalmente e spontaneamente salutare.

Tra le motivazioni che coinvolgono la sfera mentale ed emotiva della persona, specialmente nella nostra epoca, lo stress merita un'attenzione particolare: questa condizione di perenne e costante reazione di fuga, o di difesa, ad un pericolo percepito, ma nella fattispecie spesso non oggettivabile, è stata sottoposta ad attenta osservazione da studiosi americani su alcuni animali da esperimento, ed è stato possibile dimostrarne il suo effetto negativo sulla massa adiposa degli stessi: esseri viventi sottoposti, infatti, a ripetute circostanze di stress, secernono in eccesso l'ormone neuropeptide Y (NPY), il quale, rilasciato dalle terminazioni nervose del tessuto adiposo, determinerebbe accumulo di maggiori quantità di grasso proprio là dove questo è più pericoloso, e cioè attorno alla vita (conformazione a mela). Inoltre il rilascio di questo ormone si assocerebbe anche ad una maggiore assimilazione del cibo introdotto, come se, sotto l'azione ripetuta di avvenimenti che scatenano in noi le reazioni biochimiche dello stress, assumessimo il doppio delle calorie di ciò che introduciamo con la dieta.

Lo stress, in altre parole, sarebbe avvertito dall'organismo come una condizione di minaccia per la propria esistenza, cosa che, in una società estremamente competitiva, e al tempo stessa precaria, come la nostra, può strutturarsi in una sensazione cronica, che conduce ad un eccessivo accumulo di grasso, inteso come substrato energetico da utilizzare prontamente in situazioni avverse all'esistenza stessa. Ecco allora perché una terapia, come quella omeopatica, capace di diminuire sensibilmente la percezione dello stress, in relazione ad una maggiore e più complessiva capacità adattativa dell'organismo a circostanze avverse, si accompagna non solo ad una riduzione del senso della fame, ma anche dell'eccessiva assimilazione calorica degli alimenti, cosa che, associandosi ad un opportuno dispendio energetico, agevolerà certamente la perdita di peso.

In definitiva, fin dall'età infantile o adolescenziale, l'omeopatia si dimostra essere la terapia più efficace nel favorire, a lungo termine, il mantenimento di adeguate abitudini motorie e alimentari, proprio perché in grado di affrontare, in ogni epoca della vita, le motivazioni più profonde, e generalmente di carattere emotivo, che si associano all'iperalimentazione e all'eccessiva assimilazione del cibo introdotto, dimostrandosi altresì capace di ricondurre tutto l'organismo ad una più armonica fisiologia, in cui l'alimentazione torni ad essere istintivamente percepita come necessaria all'organismo unicamente per compensarne il suo dispendio energetico.

Ciò faciliterà anche la possibilità di familiarizzare di nuovo con il gusto originario di quei cibi più semplici e genuini, che sono il frutto di una terra lavorata con benevolenza e mantenuta incontaminata, e di un allevamento animale sempre rispettoso della natura e delle sue esigenze in tutte le sue forme. Questo cibo, frutto del lavoro dell'uomo, e del suo rinnovato rispetto per tutto il creato, tornerà così a nutrirci in un ideale circolo vitale, nuovamente benefico, dove gli alimenti non potranno più nuocere alla persona, ma semmai sostenerla, e premiarla, in tutte le diverse circostanze della sua esistenza.

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