Omeopati veterinari e antimicrobici in apicoltura
Categorie: Omeopatia per Animali
Autori: Società Italiana di Omeopatia Veterinaria
Condanna da parte della SIOV (Società Italiana di Omeopatia Veterinaria) riguardo l'uso di antimicrobici in apicoltura
L'uso e la diffusione degli antimicrobici in apicoltura contro le malatti pestose della covata, in particolare la peste americana, ha fatto la sua comparsa intorno agli anni '50: Cloramfenicolo, Nitrofurani, Macrolidi e Tetracicline sono stati tra i più usati ed abusati.
Il loro utilizzo sistematico e "preventivo" è nato principalmente dall'esigenza di ridurre sensibilmente il costo della manodopera in apiario, dato che avevano lo scopo di ridurre il numero di visite in campo.
In pochi anni questa scelta di comodo si è tradotta in:
- Evoluzione delle malatti pestose della covata da endemiche ad epidemiche, con uno stato di latenza permanente (in pratica rimangono sempre allo stadio sub clinico, nel dettaglio la peste americana);
- Aumento della positività dei campioni dei prodotti apistici, date le fantasie dei protocolli terapeutici e la mobilità che le api attuano all'interno dell'alveare;
- Farmacoresistenza dimostrata e molto grave in Argentina, Canada, Nuova Zelanda, Polonia e U.S.A.
Questa "crisi degli antibiotici" in apicoltura è solo la punta dell'iceberg della crisi sistemica in cui abbiamo versato l'apicoltura e le api.
Dalla percezione di questa sofferenza nel 2014, la Società italiana di Omeopatia Veterinaria (SIOV) ha deciso di istituire il "Gruppo API SIOV" che attraverso la multidisciplinarietà dei suoi componenti: apicoltori, medici veterinari, tecnici apistici, interessati, vuole risvegliare coscienze sul fatto che è condizione diffusa negli allevamenti apistici italiani trovare api che vengono allevate in ambienti inadeguati definibili come "deserti verdi": assenza di fioriture a scalare, presenza di mono colture, piccoli e grandi trattamenti fitosanitari.
All'arricchimento delle condizioni d'allevamento, più rispettose delle esigenze etologiche delle api, il "Gruppo API SIOV" affiancherà pratiche di medicina omeopatica che possono sostenere armonicamente l'ape durante il suo ciclo vitale.
La SIOV attraverso la voce del suo "Gruppo di lavoro sulle API" afferma di essere contraria all'introduzione dell'uso degli antimicrobici in apicoltura per i seguenti motivi:
1) L'antimicrobico non ha azione contro le patologie batteriche e virali dell'alveare;
2) Non è dosabile correttamente;
3) La farmacodinamica degli antibiotici nelle api non è ancora conosciuta/non è stata provata;
4) Nell'esperienza degli apicoltori l'uso di antibiotici non ha portato alcun risultato sanitario risolutivo, da cui è nata una disaffezione verso questo presidio medico veterinario inutile in apicoltura;
5) Uno strumento lineare come l'antibiotico stride contro l'etologia dell'ape che come base ha la circolarità; circolarità ad esempio rappresentata dal fatto che il ciclo vitale delle api segue perfettamente il ciclo delle stagioni, mentre l'intervento con l'antibiotico è puntuale e slegato da ogni legame ape-ambiente;
6) Non ci sono al momento dati sugli effetti derivanti dai residui degli antibiotici singoli e/o combinati nell'ambiente;
7) Un miele contaminato da residui d'antibiotici non sarà mai più un miele libero da antibiotici, nonostante le macchine d'analisi non siano in grado di rilevarli: portando alla disaffezione dall'immagine "bucolica" che le persone coltivano relativamente a questo prodotto alimentare, vedendolo come una delle massime espressioni di purezza offerte da un rapporto armonico tra uomo e natura;
8) Non ci sono al momento dati sugli effetti singoli e/o combinati dei residui di antibiotici sugli esseri umani, assunti con i prodotti dell'alveare. Con il rischio solo di continuare a immettere nell'ambiente delle molecole che possono indurre un importante danno ambientale e portare a fenomeni gravi come ad esempio la farmaco-resistenza;
9) È noto da decenni che la resistenza delle famiglie d'api alla peste americana è ereditabile e risponde alla selezione artificiale; (Resistenza intesa come capacità igienica delle api operaie di riconoscere precocemente le larve infette dalla forma vegetativa della peste americana, quindi ancora prima che muoiano dando origine alle spore che saranno l'unico veicolo d'infezione alle altre larve)
10) Facendo riferimento ad una nota EMEA del Luglio 2006 che dice: "Nella matrice miele non c'è l'eliminazione dei residui, su base temporale, come risultato della farmacocinetica degli stessi, come invece può succedere nei tessuti di altri animali come mammiferi e uccelli";
11) La nostra categoria ha da tempo trascurato le problematiche che gli apicoltori e le api devono fronteggiare giornalmente. Ciò ha portato al mancato rispetto dell'art.1 del Codice Deontologico veterinario, il quale riporta che il Medico Veterinario per svolgere la propria attività professionale al servizio della collettività e a tutela della salute degli animali e dell'uomo, sceglie di stare dalla parte di chi non ha voce, in questo caso le api, ed è fuorviante pensare ora che per riparare al danno si debba agire proponendo l'uso del farmaco di sintesi chimica come unica alternativa terapeutica percorribile senza prendere in esame il problema nella sua complessità sistemica.
In questo stato di abbandono possiamo solo ringraziare tutti gli apicoltori, gli appassionati, le associazioni apistiche e i tecnici apistici che hanno permesso di far arrivare in un modo o nell'altro le api fino ai giorni nostri in assenza parziale o totale dello strumento ulteriore del dialogo con i medici veterinari, in un clima di reciproca stima e fiducia.
Per concludere, i sintomi espressi dalle api attraverso le varie patologie non sono sintomi propri delle api ma indicatori del deteriorarsi della relazione tra api ed essere umani e l'ambiente che condividiamo, che si trova immersa in un sistema che impoverisce le api dalle loro capacità di affrontare le difficoltà ("deserto verde", monocolture, pesticidi, pratiche apistiche inadeguate in quanto "quadrate, lineari" e non "circolari e sistemiche" quindi non rispondenti alle esigenze etologiche delle api); per porre rimedio a questo degrado delle dinamiche relazionali ape-uomo-ambiente abbiamo bisogno di pensare in modo nuovo, creando nuove soluzioni armoniche, cioè citando Einstein "Non possiamo risolvere i problemi con la stessa forma di pensiero che li ha creati".
Gruppo API SIOV
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