Materia Medica del dramma antico: Medea di Seneca
Autori: Laura Naselli
Medea uccide i figli - Eugène Delacroix (1862)
Nella mia incessante ricerca relativa all'applicazione del metodo omeopatico ai personaggi letterari mi sono imbattuta nel Dramma Antico. Essere catanese e vivere quasi a due passi dal meraviglioso Teatro Greco di Siracusa dove l'INDA rappresenta ogni anno due tragedie e una commedia mi ha incoraggiata ma, allo stesso tempo, mi sono resa conto sia della complessità del compito sia del fatto che è obbligatorio accostarsi con grande e timoroso rispetto a giganti dal nome di Sofocle, Seneca, Euripide e Eschilo.
MEDEA di Seneca
La storia raccontata da Seneca è famosa. Medea è una maga molto potente e ha fatto uso delle sue arti per aiutare suo marito, l'eroe Giasone, nelle sue avventure volte alla conquista del Vello d'oro.
Si è invaghita di lui per volontà di Afrodite, gli ha partorito due maschi ma, all'inizio del dramma, poiché Giasone sta per sposare Creusa, la figlia del re Creonte, è stata condannata all'esilio, quindi dovrà andare via lasciando i due figli a Giasone. Già all'inizio della rappresentazione si abbandona a un lungo monologo durante il quale si rivolge agli dèi affinché la aiutino nella sua vendetta contro chi l'ha tradita scatenando "il cuore della notte eterna".
La donna è furente, infiammata nel volto, ricorda quanto ha fatto per Giasone, gli innumerevoli, atroci delitti di cui si è macchiata per aiutarlo, e adesso Giasone si è trasformato in un "mostro di ingratitudine".
Inutilmente la nutrice la supplica di tornare a più miti consigli, Medea non l'ascolta.
La maga incontra Creonte che, con alterigia, le impone l'esilio chiamandola "criminale", ma le concede per pietà ancora un giorno, non sapendo che lei medita una vendetta terribile. Finalmente si giunge al confronto tra i due sposi. Giasone comincia a lamentarsi della sua "sorte avversa": non è colpa sua se si è sposato con Medea e non è colpa sua se, adesso, è costretto a ripudiarla per sposare Creusa. Tutto sommato l'ha fatto per il bene dei suoi figli, gli unici ai quali rivolge parole amorevoli, mentre invita Medea a sgombrare il campo il più in fretta possibile per evitare la rabbia del re Creonte. Medea indovina in Giasone un affetto profondo per i figli e perfeziona la sua vendetta. Quando ricorda a Giasone i delitti di cui si è macchiata per lui questi fa spallucce esclamando: "resta solo che sia colpevole anche dei tuoi delitti". Medea prepara un mantello intriso di veleni come dono per la sposa: non appena la povera Creusa lo indossa prende fuoco e suo padre, accorso in suo soccorso, la segue nell'atroce destino; tutto il palazzo reale brucia. Ma la vendetta di Medea non è completa: sgozza il primo figlio, poi porta il secondo sul tetto del palazzo e, davanti agli occhi supplichevoli di Giasone, lo uccide. "Crudele uccidi me", l'invoca Giasone. "Sarebbe avere pietà", gli risponde. Una coppia di draghi aggiogati ad un cocchio dorato scende dal cielo, Medea vi sale sopra e scompare dalla vista dei mortali.
Quale rimedio potremmo trovare per la terribile Medea? La sua gelosia l'acceca, è offesa dal comportamento del marito, impietosa, ricorre al veleno, avvolge la sua rivale in un mantello che si rivela un abbraccio mortale, la vediamo percorrere il palcoscenico furibonda, immersa in lunghi monologhi e due draghi (il drago è un serpente geneticamente modificato!) scendono dal cielo per portarla via.
Mi sembra che Lachesis muta sia il rimedio adatto.
Un'altra faccenda è l'analisi di Giasone.
Questi ha poco spazio in tutto il dramma. Sappiamo che Giasone diventa eroe perché deve riconquistare il trono che suo zio Pelia ha sottratto a suo padre Esone. Pelia ha ucciso Esone e la sua discendenza e solo grazie all'astuzia di sua madre Giasone si è salvato. Per riconquistare il trono dovrà andare a prendere il mitico Vello d'oro, ma non sarà solo: insieme a lui una cinquantina di eroi salpa sulla nave Argo per andare alla ricerca del Vello, andando incontri a mirabolanti avventure. A un certo punto, nella vita di Giasone, entra Medea, la maga che lo aiuta in tutti i modi, anche addormentando un drago (ancora una volta) e Giasone ricorre sempre all'aiuto degli dèi e della magia di Medea per ottenere quello che vuole. A volte sembra un eroe suo malgrado. La causa scatenante delle sue avventure è la necessità di riconquistare il trono del padre, viaggia intorno al mondo, ha per compagni d'avventura molti uomini con i quali stabilisce un legame fraterno, si innamora con una certa facilità e altrettanto facilmente dimentica le sue promesse.
Carbonio per il primum movens paterno, fosforo per la leggerezza anche mentale con cui attraversa il mondo e la spossatezza che si evidenzia fin dalle sue prime battute nel dramma di Seneca. Amorevole con i figli, incostante e fedifrago con le donne. Pur conoscendo le potenti arti magiche di sua moglie cerca di convincerla a parole perché è un uomo, non ha capito un tubo di psicologia femminile.
Forse Calcarea phosphorica per lui.
Grazie
N.B. La versione da me utilizzata è Seneca, Medea - Fedra, introduzione e note di Giuseppe Gilberto Biondi, traduzione di Alfonso Traina, BUR classici greci e latini.
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