Intervista a Peter ed Edeltraud Friedrich autori del libro 'I caratteri dei rimedi omeopatici'
Categorie: Metodologia Omeopatica
Autori: Valeria Vitarelli
In occasione della pubblicazione del Libro "I caratteri dei rimedi omeopatici" (EdiVita, 608 pagine, titolo originale "Charaktere homöopathischer Arzneimittel") si propone un'intervista agli autori, per far conoscere meglio anche in Italia il loro pensiero. Su richiesta degli autori stessi, l'intervista viene pubblicata in entrambe le lingue, italiano e tedesco (è possibile leggere la versione tedesca dell'intervista dal pdf allegato a fine articolo).
Signor e Signora Friedrich, da quanto tempo praticate l'Omeopatia e com'è stato che siete diventati omeopati?
Da sempre ci occupiamo non solo di metodi di cura alternativi ma anche di psicologia ed esoterismo. Dopo aver provato diversi tipi di terapie naturali siamo giunti a quello che si basa sulla legge naturale della vita, l'Omeopatia. Dal nostro punto di vista è una conclusione logica a cui chiunque dovrebbe arrivare, poiché è l'unico sistema curativo fondato su leggi naturali coerenti e intrinseche.
Uno dei fattori decisivi che ci hanno portato ad occuparci con convinzione di omeopatia è stato quan-do, nel 1987, la casa editrice Haug ha pubblicato sia la quinta che la sesta edizione dell'Organon di Hahnemann. Avere a disposizione gli scritti originali ci ha reso possibile uno studio autentico, non falsato dell'omeopatia. Presto eravamo così convinti dell'Omeopatia, che nel 1990 abbiamo deciso di chiudere l'attività che avevamo e di dedicarci solo ed esclusivamente al nostro studio omeopatico, aperto praticamente 7 giorni su 7 e 24 ore su 24.
Voi utilizzate prevalentemente le potenze Ch 30 e Q 30. È sempre stato così? Quali sono le vostre esperienze al riguardo?
Originariamente eravamo influenzati dalle informazioni, esperienze e opinioni di altri omeopati, per esempio di prescrivere i rimedi omeopatici in ripetizioni successive e ai gradi di potenza più vari, soprattutto Ch 200, Ch 1000, ecc. Studiando a fondo la sesta edizione dell'Organon, soprattutto al paragrafo 270, che si riferisce al nuovo modo di produrre i rimedi, e grazie anche al fatto che il Dr. Severin proprio in quel periodo aveva incominciato a produrre i rimedi omeopatici seguendo le istruzioni di Hahnemann, cominciammo già negli anni '80 ad usare le cosiddette "nuove" potenze Q.
Studiare l'Organon ci aveva convinti dell'importanza del trentesimo grado di potenza. Sia nella quinta edizione al paragrafo 270, in cui viene descritto il metodo di produzione delle potenze Ch, sia nella sesta edizione, sempre al paragrafo 270 a proposito del metodo di produzione delle potenze Q, viene spiegato che solo raggiungendo il trentesimo grado di potenza si ottiene un rimedio in grado di agire al meglio. Inoltre sia nella "Materia Medica Pura" che ne "Le malattie croniche", ogni qualvolta viene descritto il metodo di produzione del rimedio, Hahnemann sottolinea che questo procedimento deve essere ripetuto sino al trentesimo grado di potenza.
Sino agli anni '90 abbiamo utilizzato potenze di vario grado. Presto, però, senza lasciare ombra di dubbio e rendendo inutili ulteriori ricerche, il trentesimo grado di potenza si è imposto nel nostro studio omeopatico come il più logico. Lavorando a strettissimo contatto con il paziente e non praticando ripetizioni solo teoriche, col trentesimo grado di potenza siamo in grado di osservare al meglio le reazioni dei pazienti e di seguire il procedere della cura.
La vostra collana "I caratteri dei rimedi omeopatici, Vol. I-VI", pubblicata tra il 1991 e il 2014 con la casa editrice Traupe-Verlag è molto originale. Come vi è venuta l'idea di presentare i rimedi sotto forma di racconti?
Edeltraud: L'idea di descrivere i rimedi per mezzo di racconti mi è venuta grazie alle esperienze fatte allo studio. Alcuni pazienti fornivano involontariamente il materiale per i caratteri che volevo descrivere, fungendo da spunto per le mie storie. Questo tipo di caratterizzazione mi è congeniale poiché amo scrivere narrativa. Oltre ai "Caratteri" ho scritto anche "Satiropathie" e "Kleine Geschenke erhalten die Feindschaft" ("I piccoli regali conservano le grandi inimicizie"), due libri per Omeopati, per riportare un po' di leggerezza in questo campo in effetti molto serio che è l'Omeopatia. Ma naturalmente ciò non venne visto di buon occhio dagli Omeopati più severi. Ultimamente ho scritto inoltre il giallo "Walderdbeerfinale", che tra le altre cose si occupa di un argomento di medicina.
Quindi le storie nel libro non sono soltanto un prodotto della fantasia, bensì si basano su esperienze concrete vissute durante gli anni di pratica allo studio. Come ha fatto a combinare le due cose?
Edeltraud: Comporre delle storie che siano facili da ricordare e che contemporaneamente espongano gli aspetti più importanti del carattere del rimedio non è facile. Innanzi tutto è importante che i pazienti non si riconoscano nelle pagine del libro. Inoltre non ci si può affidare semplicemente alla fantasia o alla libera associazione, bensì è fondamentale riuscire ad individuare il vero e proprio carattere del rimedio omeopatico nella sua essenza. Il feedback da parte degli studenti di Omeopatia è stato che le storie erano veramente in grado di imprimersi nella memoria, e perciò utili per fissare in mente il carattere di ciascun rimedio.
Che ruolo ha nel vostro modo di pensare la teoria dei miasmi di Hahnemann?
La teoria dei miasmi di Hahnemann è alla base del pensiero omeopatico e di ogni cura omeopatica. Se non si conoscono i collegamenti tra la salute e la malattia, se non si tiene conto di ciò che la soppressione dei sintomi può causare né delle conseguenze che le cure soppressive possono avere nel processo di malattia, non si potrà mai giungere alla vera guarigione. Se non si conoscono i miasmi e non si tiene conto delle cure soppressive avvenute nel passato, la cura omeopatica potrà avvenire al massimo in senso palliativo.
Cosa pensate dello sviluppo attuale dell'Omeopatia?
Attualmente l'Omeopatia viene fondamentalmente incorporata nella medicina scolastica. Si fa largo uso di medicinali omeopatici, ma il pensiero di fondo dell'Omeopatia non viene rispettato. Prescrivere un rimedio omeopatico per una diagnosi, per esempio, è una pratica che va proprio contro i principi omeopatici, e purtroppo oggi avviene sempre più spesso. In questo modo ci si allontana sempre più dalla vera Omeopatia. Questo non è un problema nuovo, già Hahnemann infatti parlava di una "setta di bastardi", di pseudo-omeopati, che interpretando erroneamente il suo insegnamento falsava del tutto il metodo di cura. La problematica è descritta nella sesta edizione dell'Organon ai paragrafi 52, 54 e 148 nella nota a piè di pagina. E anche Kent si lamenta della direzione presa dal pensiero omeopatico, con le sempre più numerose cure che si basano solo sulla diagnosi. A quanto pare da allora non è cambiato molto, al contrario attualmente regna in tutto il mondo una "omeopatia della diagnosi" priva di qualsiasi fondamento.
Voler curare solo sulla base della diagnosi è in grave contraddizione con l'idea della similitudine. Un rimedio che agisca davvero in modo omeopatico può essere individuato e prescritto solo sulla base dei sintomi. Purtroppo però al carattere dei rimedi si presta sempre meno attenzione. Perciò non sorprende che si dica che l'Omeopatia non funzioni.
Usando i rimedi omeopatici per delle diagnosi, cioè in senso allopatico, la medicina scolastica deforma sempre più il principio di similitudine, fondamentale per l'Omeopatia, abusandone a suo piacimento. La vera Omeopatia richiede un cambiamento radicale nel modo di pensare, così come Hahnemann stesso spiega alla fine della sua introduzione all'Organon. Perché ciò avvenga è necessario prendere distanza dal pensare in diagnosi e concentrarsi solo ed esclusivamente sugli aspetti essenziali della cura omeopatica: raccogliere i sintomi, riconoscere il carattere, prescrivere il rimedio simile nella potenza logica.
Grazie mille per il Vostro intervento!
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