Ma lei crede nell'Omeopatia?
Categorie: Metodologia Omeopatica
Autori: Nicoletta Margarita
Ma lei crede nell'Omeopatia?
È questa la domanda più ricorrente durante i colloqui con amici, parenti, conoscenti e il quotidiano svolgimento della mia attività professionale in parafarmacia.
Da farmacista il quesito provoca immediato sconcerto, in quanto si tratta di un insidioso ossimoro, per cui la medicina omeopatica viene pericolosamente associata ad un sentimento religioso, ad una "fede", appunto, in cui si possa credere o meno.
Da persona inserita nella società dell'epoca in cui vive, invece, il quesito può non provocare più di tanto stupore se si considera che l'Omeopatia non viene quasi mai definita dai più come una medicina (come dovrebbe essere) bensì come una sorta di "pratica alternativa", priva di un fondamento scientifico.
I rimedi omeopatici, inoltre, vengono sempre più spesso annoverati ed erroneamente assimilati anche solo per analogia ai rimedi naturali ("della nonna" nel peggiore dei casi) tanto che alcuni pazienti erano convinti che delle comuni tisane fossero dei rimedi omeopatici!
La domanda non è affatto da sottovalutare ma anzi induce inevitabilmente ad una profonda riflessione:
- come è possibile paragonare la medicina omeopatica ad una fede religiosa?
- perché l'Omeopatia non viene percepita come scienza?
Eppure i rimedi omeopatici sono dei medicinali (come stabilito dal D.lgs.219/2006) la cui efficacia è dimostrata dalla ricerca scientifica.
L'articolo 1 del decreto legislativo numero 219 del 24 aprile 2006 lettera d) così stabilisce: è definito medicinale omeopatico "Ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici, secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità europea; un medicinale omeopatico può contenere più sostanze."
Tra gli ultimi progressi della ricerca scientifica in Omeopatia, lo studio condotto dal Dottor Paolo Bellavite, docente presso l'Università degli studi di Verona, pubblicato in data 10 novembre 2016 sulla rivista scientifica Plos One, dimostra che l'Arnica Montana Omeopatica promuove i processi di riparazione tissutale, agendo direttamente sui macrofagi, modulando l'espressione dei geni deputati alla produzione della matrice extracellulare (statisticamente significativo l'aumento della produzione di fibronectina).
Le diluizioni centesimali dinamizzate di Arnica Montana sono state testate anche in uno scratch model di riparazione della lesione tissutale ed è stato rilevato che svolgono la loro azione aumentando la mobilità dei macrofagi derivanti dal midollo spinale.
Risulta quindi evidente che abbiamo ben poco in cui dover "credere" e che la domanda che ci pone il paziente denota interesse nei confronti della medicina omeopatica ma allo stesso tempo la mancanza di una corretta informazione a riguardo.
Questo dimostra che il dialogo, il confronto, il rapporto di fiducia che si instaura con i pazienti è fondamentale per una corretta educazione alla salute.
A tal proposito mi viene in mente il colloquio avuto con un'anziana signora:
"Dottoressa, avrebbe la Nux vomica in granuli alla 9ch? Un gastroenterologo alla radio ha detto che fa tanto bene allo stomaco..."
"Certamente, è disponibile. Potrebbe descrivermi i suoi sintomi?"
"Non saprei dire... ho dolore allo stomaco."
"Che tipo di dolore avverte e in quali momenti della giornata?"
"Assume farmaci quotidianamente? Ha allergie, intolleranze?"
"Ma perché tutte queste domande? Di solito non me le fanno... mi dia la Nux vomica, ma solo se agisce in fretta!"
In questo caso sono le mie domande a provocare sconcerto nel paziente e non potrebbe essere altrimenti visto il concetto di salute che caratterizza i nostri tempi, perfettamente descritto da Francesco Grandis, autore del romanzo "La Strada Giusta" (Rizzoli, 2015):
"Non è più socialmente accettabile lasciare il tempo necessario all'organismo per guarire, invece di adottare un sano stile di vita, ci dicono che è meglio assumere una pillola al giorno : una per l'emicrania, una per la pressione, una per la gastrite. Questa non è salute ma malattia cronica."
Per ripristinare, quindi, il nostro stato di salute non dobbiamo dimenticare la nostra umanità, anzi partire da essa, non limitandoci solamente all'assunzione di un farmaco (sia esso omeopatico o meno) al solo scopo di sopprimere il sintomo.
Piuttosto che "credere" nell'Omeopatia è necessario tornare a credere nella possibilità che ha il nostro organismo di raggiungere una guarigione duratura e profonda ripristinando il suo equilibrio, la sua forza vitale!
Ciò è possibile solamente attraverso l'ascolto e il dialogo profondo tramite il quale il medico (e in qualche caso anche il farmacista) potrà stabilire in "scienza e coscienza" la terapia più adatta all'individualità del paziente (dal latino patiens, part. presente del verbo pati, soffrire).
"Ricordatevi che non solo del corpo vi dovete occupare, ma delle anime gementi, che ricorrono a voi.
Quanti dolori voi lenirete più facilmente con il consiglio, e scendendo allo spirito, anziché con le fredde prescrizioni da inviare al farmacista!"
Dottor Giuseppe Moscati
(1880-1927, proclamato Santo nel 1987)
Bibliografia:
Grandis F. Sulla strada giusta - Rizzoli 2015
www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06219dl.htm
Articolo sullo studio del Dottor Bellavite
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