Comportamento ossessivo-compulsivo e nevrosi: un approccio omeopatico
Categorie: Metodologia Omeopatica
Autori: Luc De Schepper
Scopri le basi psicologiche della nevrosi e l'approccio che il medico omeopata deve usare per identificare la falsa percezione centrale
L'impostazione allopatica: una trappola per l'omeopatia
Sembra che l'allopatia si diverta a perdere tempo a coniare il 'nome' o la 'definizione generale' di ogni genere di 'nuova' malattia. Si tratta, di solito, semplicemente di una parola 'che suona bene', allargata a tutta una rete di sintomi comuni. Il paziente ne rimane soddisfatto, perché gli si riconosce una malattia comunemente accettata. Però il mondo è pieno di pazienti che hanno malattie non comunemente accettate. Mi riferisco, per esempio, a tutte quelle malattie che lasciano sconcertata la Comunità scientifica: come le persone sensibili a qualsiasi fattore ambientale (si parla ora di Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla, ma per molto tempo sono stati ritenuti dei simulatori) o le persone colpevolizzate perché hanno reazioni avverse a tutti i farmaci. Carl Jung si lamentava che, ai suoi tempi, la Psichiatria, figliastra della Medicina, non si interessasse a quello che il paziente aveva da dire, ma piuttosto a come arrivare a una diagnosi, descrivere i sintomi, compilare statistiche. Per i suoi colleghi, oltre che dal punto di vista clinico, l'umanità del paziente, la sua individualità, non aveva alcuna importanza. Veniva data ai pazienti un'etichetta, un timbro con stampigliata sopra una diagnosi e così, generalmente, la faccenda era sistemata. Queste parole di Carl Jung sono parole da omeopata:
"Col passar degli anni ho preso l'abitudine di lasciar perdere la diagnosi delle specifiche nevrosi e a volte mi sono trovato in imbarazzo quando qualcuno che tiene particolarmente alle definizioni, mi ha sollecitato a consegnargli una diagnosi precisa" (C. Jung, 1966, pag. 86).
È cambiato qualcosa dai tempi di Jung?
Quando sosteneva la 'individualità', termine che la Comunità allopatica rifugge, Carl Jung esercitava inconsciamente l'omeopatia.
Un altro fiore all'occhiello dell'allopatia è l'impegno tenace a fare una diagnosi, la cui unica utilità è far colpo sul pubblico dimostrando di essere all'avanguardia nella ricerca. Si ripongono tutte le speranze nella terapia genetica, anche se, dopo quarant'anni, non si è avuta una sola guarigione, anzi molti pazienti sono morti. Mi vengono in mente i primi esperimenti di Pasteur con il vaccino contro la rabbia: migliaia di innocenti furono uccisi prima che riducesse la dose. Eppure avrebbe dovuto imparare qualcosa da Hering, il quale, quarant'anni prima, nel 1840, aveva già curato la rabbia con Lyssinum. Non solo nessuna di queste tecniche brillanti e scientifiche ha risposto alla domanda del paziente: "Perché ho questa malattia?", ma spesso non c'è stata neanche una risposta terapeutica, o per lo meno non c'è stata una risposta che ha portato alla guarigione completa, che consiste nell'eliminazione del terreno malato per evitare che la malattia ricompaia.
È importante che l'omeopata non cada nella trappola di voler dare a tutti i costi un nome alla malattia e farsene influenzare, o persino scoraggiare, quando cerca di curare il paziente. Questa è la ragione principale per cui l'omeopata dovrebbe evitare di usare il nome allopatico della malattia, ma concentrarsi sui 'concetti' che il paziente esprime. Per concetti (ma potremmo usare anche il termine 'complesso' di Jung, cfr. Nota 1) intendo qualcosa che si può esprimere con una o più parole e che viene considerato il tema ricorrente delle spesso lunghe sofferenze del paziente collegate ai suoi ricordi dolorosi. Non stupitevi se il paziente ve lo esprime rispondendo alla vostra domanda: "Per quale disturbo è venuto da me?". I pazienti sanno riconoscere con chiarezza la loro croce e vi rispondono: "Non ho stima di me stesso", o "Reprimo i miei sentimenti", o "Non riesco ad avere rapporti intimi con la persona che amo", o anche "Ho perso i contatti con la realtà, cerco sempre di rifugiarmi in un mondo di sogni". Questi non sono nomi di malattie organiche, ma espressioni di malattie dello spirito e della mente e l'omeopata le deve accettare più dei nomi di diagnosi: "Ho una psicosi maniaco-depressiva", "Ho una sindrome da affaticamento cronico", "Ho un disturbo ossessivo-compulsivo", "Ho una micosi", ecc.
L'allopatia ha inventato un'infinità di nomi di malattie o ha dato loro il nome di chi le ha scoperte. Ricordate le parole immortali di Kent: "Più i sintomi definiscono il nome di una malattia allopatica, meno sono importanti per trovare il simillimum!". Si riferiva all'Aforisma 153 dell'Organon, che dovrebbe sempre essere la nostra guida, indipendentemente dal nome della malattia.
Nota 1: Un complesso (una tonalità affettiva) è un quadro psicologico, spesso di natura traumatica o dolorosa, che rappresenta soprattutto i contenuti dell'inconscio. Essi costituiscono la parte personale e privata della vita psichica e quindi spesso è soppresso (i rimedi Natrum) o represso (i rimedi Magnesia). Se, durante il colloquio con il paziente si va a toccare questo delicato quadro, la sua reazione può essere il silenzio, la collera, l'irritabilità, il pianto, l'esitazione, il tartagliamento … Un complesso corrisponde a un doloroso "Non è più stato bene da quando" dell'anamnesi omeopatica. È un gruppetto di immagini e idee intorno ad un centro emotivo, che è la falsa percezione centrale del paziente. Spesso le false percezioni negative (per esempio: "Sono brutto", "Sono basso") sono complessi ad alta tonalità affettiva e persino le false percezioni 'positive' (positive temporaneamente solo per il paziente, per esempio "Sono un principe", "Sono un generale") derivano spesso da un doloroso "Non è più stato bene da quando".
Il discorso vale per qualsiasi diagnosi allopatica e quindi anche per i disturbi ossessivi-compulsivi. Io ci vedo ancora una volta una tendenza fastidiosa, ma che mi è familiare, della Medicina allopatica. La Medicina moderna reclamizza le scoperte più recenti e si compiono progressi nel campo di 'misteriose' malattie (ODD [disturbo opposizionale], ASHD [cardiopatia arteriosclerotica], ADD [disturbo da deficit di attenzione], ASD [disturbi dello spettro autistico]), ma le principali preoccupazioni, e anche i principali fallimenti, rimangono esattamente gli stessi da cento anni a questa parte. Ammettiamo che venga data la descrizione di un determinato comportamento psicologico, tale che la maggioranza dei bambini sia 'pescata' nella 'rete' di questo nome, proprio come i pesci di un grande mare. Quello che mi preoccupa è che nella rete possa finire qualsiasi bambino il cui comportamento devia leggermente dalle norme socialmente accettate. Nella nostra società, come in tutte quelle che l'hanno preceduta, non c'è posto per gli individui, ma solo per le masse controllate da pochi individui. Chi non si conforma alle norme stabilite da alcune persone che hanno il potere (potere che hanno ottenuto o conquistato per esprimere il proprio individualismo) viene etichettato come bambino problematico, persona stravagante e piantagrane.
Quando l'allopatia definisce malattie o sindromi come il disturbo ossessivo-compulsivo, vi infila dentro tutti quei sintomi che probabilmente sono stati trovati in tutti i bambini esaminati, in modo da 'non lasciarne fuori nessuno'. Eppure, con loro grande disperazione, gli allopati devono ammettere l'esistenza di casi 'eccezionali', che sembrano sgusciare fuori dalle maglie della rete dei sintomi. Noi la chiamiamo 'individualità'. Gli allopati sono terrorizzati da questa parola, perchè impedisce loro di classificare le povere vittime inserendole in un ampio gruppo e poi applicare il 'protocollo' per sopprimere quanti più sintomi possibile. Come vedremo, l'allopatia sta ancora lottando contro questi due concetti e deve ammettere la propria incapacità di rispondere (anche se la maschera bene) alle due domande che qualsiasi paziente o parente di paziente di disturbo ossessivo-compulsivo gli pone: "Quali sono le cause?". E anche: "Esiste una terapia efficace?".
Cause del disturbo ossessivo-compulsivo secondo l'allopatia
Dai miei studi di specializzazione in Medicina Interna e Neurologia ho imparato che, quando ci si confronta con una malattia la cui causa è ignota, bisogna considerare tutta una serie di possibili eziologie. L'allopatia ha sempre la stessa risposta, sia che si tratti di morbo di Parkinson, che di Alzheimer, che di disfonia spastica e ora anche di disturbo ossessivo-compulsivo: "le cause di questa malattia sono attribuibili a vari elementi: genetici, infettivi, ambientali, da stress, virali e neurotossici", per citare solo i più comuni. Nel disturbo ossessivo-compulsivo si presta molto attenzione alle anomalie a livello di neurotrasmettitori, anche se le risposte alle terapie a base di serotonina e noradrenalina sono così inattendibili che si ricorre sempre alla terapia comportamentale. Si finisce inevitabilmente col fare al paziente un lungo elenco di domande, per avere la conferma di certi sintomi. Se le risposte sono quelle che il medico si aspetta, il paziente viene 'pescato' nella rete del nome della malattia e l'inevitabile prescrizione è Prozac, Zoloft, Sereupin, ecc.
Nonostante ciò, ho pensato che fosse importante vedere fino a che punto è arrivata l'allopatia e quali sintomi ha raggruppato col termine 'disturbo ossessivo-compulsivo'. Questo per due motivi, il primo dei quali è conoscerne i sintomi comuni, dato che sappiamo che i sintomi che sono usati più comunemente per definire un disturbo ossessivo-compulsivo sono quelli meno importanti per trovare il simillimum. Desidero mettere in guardia gli omeopati dal commettere l'errore – facile – di non attenersi all'Aforisma 153 (i sintomi rari, strani e peculiari del paziente e del rimedio fanno da guida al simillimum). Però potrebbe anche essere utile conoscere i sintomi descritti dall'allopatia (secondo motivo), perché ci permetterebbero di capire la condizione miasmatica dominante, di valutare perché questi bambini sono a rischio e quale sarà il rischio dei loro figli e nipoti. Secondo me, quest'ultimo è un aspetto importantissimo, eppure, dato il minimo impatto e la minima attuazione concreta di una buona omeopatia, è anche un aspetto molto poco applicato alla dura realtà. Riusciremo mai ad applicarlo?
Punto di vista dell'omeopatia sulle cause del disturbo ossessivo-compulsivo
Dovremmo imparare di più da uno dei maggiori pensatori del secolo scorso, Carl Jung. Ai suoi tempi, le malattie nervose come nevrosi, fobie, schizofrenia, ecc. erano frequenti come ora, ma, dato che non erano ancora state soppresse dai farmaci, erano naturalmente più chiare ed evidenti.
Le diagnosi cliniche, come quella di disturbo ossessivo-compulsivo, sono utili a dare un certo orientamento al medico e anche all'omeopata, però non aiutano il paziente. La cosa fondamentale è la storia del paziente. Essa mostra lo sfondo umano, la sofferenza, con ciò che l'ha scatenata e le reazioni miasmatiche e trasmette al medico tutto quello che deve sapere per cominciare una terapia. Jung, senza saperlo, praticava l'omeopatia quando dedicava gran parte della sua attenzione a ciò che definiva connessioni significative, che noi invece chiamiamo "Disturbi da" o "Non è più stato bene da quando". Per lui la parola psicogenesi significava che: "la vera causa delle nevrosi e delle psicosi, con i loro sogni e le loro fissazioni, è di natura psichica; potrebbe per esempio essere un trauma psichico, un conflitto snervante o un adattamento psichico scorretto, ecc." (C. Jung, Psicogenesi della malattia mentale). I momenti in cui si richiede un nuovo adattamento psicologico potrebbero essere quelli che facilitano un attacco di nevrosi. Il nevrotico è malato perché non ha coscienza dei propri problemi. Il nevrotico è una persona che non può mai avere le cose come vorrebbe e non riesce nemmeno a godere del passato. Le sue fissazioni e i suoi sogni non sono quelli che intende la Medicina allopatica: pensieri senza senso o avvenimenti irrazionali, sconnessi e completamente privi di qualsiasi verità. Se fosse così, non ci sarebbe bisogno di usare le tante pagine del Repertorio dedicate alle false percezioni e ai sogni, anche perché non esiste un solo caso cronico in cui non si scoprano delle false percezioni. Nelle false percezioni e nei sogni è contenuto in embrione il significato della malattia, il seme della verità! Una personalità, una costituzione, un temperamento, una storia di vita con le sue speranze e desideri stanno tutti dietro una falsa percezione. La colpa è nostra, se non capiamo tutto questo.
Andate a cercare la falsa percezione centrale
La descrizione dei sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo (pensieri ricorrenti e persistenti, pensieri eccessivi e ossessivi e comportamenti ripetitivi, come lavarsi le mani, pregare, gettare oggetti, battere con un dito o un piede, ecc.) coincide perfettamente con la definizione omeopatica di falsa percezione o fissazione data in precedenza. Lo stesso paziente può avere molte false percezioni, ma ce n'è una che ci interessa di più ed è la 'falsa percezione centrale'. Cerchiamo di definirla meglio.
Una falsa percezione centrale è l'espressione dell'emozione dominante, prevalente. È la forza che spinge le azioni, i pensieri e i progetti del paziente e trascina con sé le false percezioni secondarie. Tutte le compensazioni e le false percezioni secondarie prendono quindi origine dalla falsa percezione centrale. È assolutamente necessario che tutte le persone (tutti abbiamo una falsa percezione centrale) abbiano dei meccanismi di compensazione, che possiamo considerare meccanismi di difesa per fuggire dalla falsa percezione centrale (quando è negativa) o per rafforzarla quando è positiva. Il paziente deve avviare il meccanismo di compensazione per stare lontano dal suo inevitabile destino, ma prima o poi deve affrontare la sua falsa percezione centrale. La falsa percezione 'buona' del paziente non è ovviamente positiva per lui, perché gli impedisce la crescita dell'Io. Se non indaghiamo abbastanza il comportamento psicologico del paziente, egli, mettendo in moto il meccanismo della compensazione, si allontanerà dalla falsa percezione centrale e cercherà di propinarvi una maschera, quella che si è formata dopo innumerevoli compensazioni, e nasconderà il suo vero lato oscuro. È per quella maschera che vi troverete a scegliere il rimedio ed è per essa che farete una prescrizione. La maschera è il simile (compensazioni) e il lato oscuro è il simillimum (falsa percezione centrale)! Un antico proverbio cinese esprime lo stesso concetto: "Confucio dice che tornare alle origini è trovare il significato, mentre seguire l'apparenza esteriore è non trovare la sorgente!". Trovare la falsa percezione centrale è come una lampadina che si accende, il momento in cui tutto si schiarisce e ci fa vedere l'essenza del paziente. La falsa percezione centrale è il nucleo dello sviluppo della malattia di una persona. Tutte le sue compensazioni mentali, emotive e fisiche sono determinate e guidate dalla falsa percezione principale.
Non bisogna mai disperare di trovare la falsa percezione centrale: essendo una parte essenziale di informazione, l'omeopata può sempre trovare il rimedio riempiendo il puzzle con gli altri pezzi. E, quando bisogna fare una diagnosi differenziale fra due o tre rimedi, è sempre consigliabile studiare le false percezioni e vedere quale si adatta più al quadro del paziente.
Eziologia dimenticata del disturbo ossessivo-compulsivo
Vorrei che il Lettore capisse che, per trovare la causa di questo disturbo, come succede per gran parte delle malattie psicosomatiche, ci si deve concentrare sui traumi psicologici che hanno portato alle fissazioni o alle false percezioni del paziente più che su qualsiasi altra cosa.
Innanzitutto, perché gli omeopati danno così importanza alle false percezioni? Nella comune pratica omeopatica, le rubriche delle false percezioni sono poco usate e spesso mal interpretate. Nel cercare il simillimum, gli omeopati devono dare la priorità, come dice l'Aforisma 153, alle rubriche di "sintomi rari, strani e peculiari" e, senza dubbio, le false percezioni appartengono a questa categoria. Ma non dimentichiamo un'altra condizione importante per la scelta del simillimum: i sintomi devono persistere per un certo tempo! Poiché, per definizione, la falsa percezione è un'idea fissa, non c'è niente di più persistente. Ne consegue che una falsa percezione dovrebbe essere considerata fra i sintomi di maggiore valore per la determinazione del simillimum, perché appartiene per definizione alle rubriche di cui parla l'Aforisma 153. La falsa percezione, intesa in senso omeopatico, ma anche secondo Jung, contiene sempre germi di verità, ma la qualità della vita dell'individuo e di altre persone è influenzata dal fatto che il paziente non è capace di liberarsi dalla sua idea fissa.
Ognuno di noi, ad un certo punto della sua vita, potrebbe avere la sensazione di essere solo al mondo, che nessuno si curi di lui (per esempio, la separazione dopo il tradimento della moglie o del miglior amico, la solitudine di un immigrato o l'isolamento provocato da un handicap fisico), ma la maggior parte delle volte questa sensazione è temporanea: non è una falsa percezione, ma un'illusione. La falsa percezione è uno stato avanzato dell'illusione. Nel nostro Repertorio, spesso sotto queste due rubriche sono elencati gli stessi rimedi, ma è una questione di intensità. Se un trauma psicologico subito due anni prima evoca ancora in me un sentimento di assoluta solitudine e tutto quello che faccio e che penso va in quella direzione, lo possiamo definire falsa percezione. È una fissazione che domina la vita del paziente, che alimenta i suoi pensieri, le sue azioni e i progetti che fa. Pensieri fissi, spesso morbosi, opprimono il paziente, hanno una propria forza, difficile da controllare. Va notato che la maggior parte delle false percezioni o idee fisse proviene da emozioni fisse. Emozioni non risolte ricorrenti o di lunga durata tendono a creare nel nostro cervello uno schema, una memoria che viene innescata dalla minima, innocente insinuazione. Alla fine ci portiamo dietro queste emozioni particolari: facili accessi di collera, pianto involontario, un senso di angoscia e premonizione di avvenimenti spiacevoli, un comportamento ossessivo-compulsivo, ecc., perché ne siamo diventati dipendenti e sono entrate a far parte della nostra personalità ('Pensieri, persistenti' [Mind, thoughts, persistent] nel linguaggio delle rubriche)!
Una delle cause del disturbo ossessivo-compulsivo è un trauma psicologico, che spesso si presenta in giovanissima età. Non bisogna mai sottovalutare la 'giovane' età, perché si può riferire anche a eventi successi nella vita intrauterina: l'allopatia non ha ancora trovato collegamenti fra emozioni della gestante ed emozioni del feto, mentre noi scopriamo gli effetti di questi sfortunati traumi in molti nostri giovani pazienti. L'omeopata, quindi, è in grado di dare una risposta alle due domande che, per molte malattie, come il disturbo ossessivo-compulsivo, o comportamenti violenti, o persino omicidi commessi da bambini, l'allopatia non si pone mai: "Qual è la causa di questo comportamento?". E ancora: "Esiste una terapia efficace per mio figlio che ha questo comportamento?". Ciò vale anche per molti adulti affetti dai suddetti disturbi.
Quali sono le emozioni che danno origine al disturbo ossessivo-compulsivo?
Dire che sono solo certe emozioni le responsabili della comparsa di questo disturbo, secondo me sarebbe ingenuo. Come al solito "il virus è niente, il terreno è tutto!". Le emozioni dolorose corrispondono alle 'connessioni significative' di Jung, ma è il terreno che determina la comparsa del disturbo. L'emozione è il fiammifero che accende il fuoco, se c'è del legno (nel nostro caso il terreno) a disposizione. Tutti gli omeopati dovrebbero conoscere la teoria dei miasmi (cfr il mio libro Hahnemann Revisited). Riconosceranno quindi che la maggior parte dei sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo appartiene al miasma sicotico. Tant'è vero che, se un paziente ha per esempio uno stato miasmatico prevalentemente psorico e prova le stesse emozioni, non sviluppa il disturbo. Il 'terreno', o stato miasmatico prevalente del paziente, è l'ago della bilancia, è la sua tendenza innata a rispondere automaticamente secondo certi schemi di risposta predeterminati qualitativamente, individuali, caratteristici e fissi. Le nostre reazioni a certi eventi sono compulsive, non elettive. Ognuno di noi reagisce secondo uno schema emotivo innato, predeterminato, che gli impedisce di reagire in altre maniere.
Detto questo, pressoché tutte le emozioni citate nel nostro Repertorio possono essere il grilletto che fa partire il colpo, o il fiammifero che accende il fuoco. Naturalmente alcune sono più diffuse. Parlo della paura, dell'abbandono, del tradimento, dell'abuso, della crudeltà e dell'indignazione. Descriverò solo un rimedio (per mancanza di spazio) che potrebbe essere indicato per disturbi simili al comportamento ossessivo-compulsivo, basandomi sui proving di Hering, Hahnemann e T. F. Allen, e parlerò della sua falsa percezione centrale e delle compensazioni che mette in atto. Il rimedio è Natrum carbonicum.
Natrum carbonicum: volare in un mondo di sogni
Successivamente accennerò ad un mio caso clinico di una bambina che ho guarito con Natrum carbonicum, ma prima di studiare questa bambina dobbiamo osservare la Tavola Periodica degli Elementi e capire come è fatta. Natrum appartiene al primo periodo e tutto quel che desidera è avere legami con altri. È molto impulsivo, spontaneo, persino ingenuo. Il radicale carbonium però lo distoglie dalla sua missione, quella di formare un legame. Il carbonium è ostinato, ha un Io primitivo e arcaico, pochissimo differenziato. Come vedremo, l'attenzione di questa bambina è concentrata principalmente su di sé (anche se non al 100%, come nel carbonio puro) e la sua ostinazione non permette ad alcuno di imporle il suo volere od opinione (lo vediamo nella rubrica 'Intollerante alla contraddizione' [Mind, intolerant to contradiction]). Di solito esprime sentimenti come: "Voglio fare questo! Voglio farlo da sola!". Sembra una bambina molto indipendente. Eppure è un'indipendenza, quella dei Natrum, che si confonde e si traduce in solitudine. Ecco perché, alle prime difficoltà di relazioni sociali questi bambini vengono schedati come ASD (disturbo dello spettro autistico); anche se sono legati alla famiglia e agli amici, provano avversione per i familiari e per la società e sono estraniati da essi. La rubrica corrispondente è 'Compagnia, avversione alla, di amici intimi' [Mind, company, aversion to, of intimate friends] (2). Sembra che ci sia una contraddizione fra l'elemento Natrum, così desideroso di legarsi agli altri e l'avversione agli altri, persino alla famiglia: questa è la sua falsa percezione centrale.
'Falsa percezione, c'è una scissione fra sé e gli altri' [Mind, delusions, there is a division between himself and others] è espresso anche da 'Falsa percezione, lasciato solo e abbandonato' [Mind, delusions, forsaken and deserted] (1) e da 'Paura di stare solo eppure avversione alla compagnia' [Mind, fear of being alone, yet averse to company] (3!). Ricordo che la bambina aveva invitato a casa sua alcuni amichetti, ma appena arrivati, è uscita a giocare da sola. Come mai si comporta in questo modo una bambina che ha conosciuto così poco della vita? Bisogna tornare indietro alla sua vita intrauterina e cercare le stesse sensazioni nella mamma incinta! Perché si comporta così? L'unica spiegazione è che la mamma si sia sentita isolata ed estraniata dalla famiglia e dagli amici. Quale trauma può scatenare sensazioni del genere in un periodo che dovrebbe essere il più felice della vita di una donna? Andiamo a vedere più da vicino i 'disturbi da': 'Disturbi da collera con paura' [Mind, ailments from, anger with fright] (1) e 'Disturbi da collera con dolore silenzioso' [Mind, ailments from, anger with silent grief] (1).
Potrebbe essere successo che la gioia di questa giovane donna, emozionata dalla prima gravidanza, sia stata attenuata dalla trascuratezza, indifferenza, persino rabbia di un marito non ancora pronto a formare una famiglia o timoroso che il nuovo nato gli sottragga le attenzioni della moglie. Forse si è sentita, a torto o a ragione, abbandonata dalla famiglia perché 'non avevano preso la notizia della sua gravidanza con abbastanza entusiasmo'. O forse la mamma incinta sperava che questo figlio facesse da calmiere fra lei e i suoi genitori, con i quali non aveva buoni rapporti, e invece non è successo! Forse il marito doveva viaggiare molto per lavoro e la famiglia d'origine era molto lontana. Questo spiegherebbe la sua collera, il suo dolore e il suo isolamento dalla famiglia.
Talvolta, come si può vedere nell'esempio che farò, la storia nascosta è ancor più incredibile, ma la società spesso fa presto a giudicare le persone senza nemmeno conoscere i fatti. Forse i genitori non erano sposati e in una famiglia tradizionale ciò porta a tutta una serie di rifiuti: forse qualcuno l'ha consigliata di abortire contro il suo volere, facendola sentire estraniata da amici e familiari che le hanno detto esplicitamente: "Siete tutti e due troppo giovani. Non siete maturi. Non potete permettervelo". Oppure ci può essere una storia segreta di stupro o incesto. C'è forse un motivo più orribile di questo? Come può, allora, una futura mamma esprimere la sua gioia al mondo intero? Ma c'è di più. In giro per il mondo ci sono un bel po' di Lycopodiumopodium e Medorrhinum che abbandonano la propria donna appena sanno che è incinta e nonostante ciò lei è convinta di continuare la gravidanza. Oltre ai disturbi da collera con paura ("Come farò senza un aiuto? Chi mi aiuterà a crescere questo figlio?"), ci sono quelli da collera con dolore silenzioso (la donna è troppo imbarazzata da raccontare di essere stata lasciata). Si risale così a 'Disturbi da ansia da anticipazione' [Mind, ailments from, anticipation anxiety] (2) e 'Disturbi da emozione' [Mind, ailments from, emotional excitement] (1), che sono altri due 'Non è più stato bene da quando' di Natrum carbonicum
La combinazione di solitudine, ostinazione e immaturità dell'Io, insieme a timidezza, non è proprio quello che serve per superare il senso di isolamento di una donna incinta. La vita di suo figlio è davvero una lotta. Che strumenti positivi, se ne esistono, ha per superare la situazione?
Abbiamo visto che la falsa percezione centrale di Natrum carbonicum è la difficoltà di entrare nel mondo, anche per un mondo limitato come quello di un bambino, e di formare legami con gli altri. Cosa facciamo per sopravvivere se non siamo capaci di legarci a nessuno al mondo? Creiamo un nostro mondo di fantasia! Questa è la prima compensazione e tutte le altre ne sono la conseguenza. Sicuramente molte idee fisse esprimono questo mondo fatto di illusioni: 'Falsa percezione, di fantasiose illusioni' [Mind, delusions, of fancy illusions] (1). Questi bambini si inventano storie in cui sono loro gli eroi, hanno la forza che controlla tutto quel che accade nel loro piccolo mondo. Sembrano completamente presi da quel che fanno, quando giocano con macchinine o trenini o quando ascoltano la musica con gli auricolari. Ci sono altre false percezioni che riguardano il loro mondo fantastico: 'Falsa percezione, di stare viaggiando' [Mind, delusions, he is on a journey] si riferisce al fatto che sembrano del tutto scollegati al loro ambiente, mentre 'Falsa percezione, di un matrimonio' [Mind, delusions, of a wedding] mostra ancora una volta il desiderio di legarsi a un mondo piacevole e il desiderio di appartenere a qualche posto che nella vita reale sembra impossibile raggiungere. Essendo bambini molto piccoli, creano un mondo piccolissimo a cui appartenere: 'Falsa percezione, le cose appaiono piccole' [Mind, delusions, things appear small]. Il piccolo mondo inventato dà loro un senso di sicurezza (come i piccoli giocattoli che si portano dappertutto): essi sono piccoli, ma più grandi rispetto ai giocattoli/peluche con cui giocano. Nell'esempio che segue osservate che la bambina vorrebbe "scomparire dentro piccolo fessure, in una lampadina, ecc.".
La mancanza di rapporti stretti provoca 'Desiderio di essere magnetizzato' [Mind, desire to be magnetized] e 'Essere affascinato, migl.' [Mind, mesmerizing ameliorates]: c'è cioè il desiderio che qualcuno lo sostenga, lo 'conquisti'. È più che altro un parto della sua fantasia, mentre nella vita reale c'è una tendenza all'antropofobia, alla misantropia e, specialmente per gli uomini, alla paura. Il tentativo di stabilire un contatto è continuo eppure, nello stesso tempo, questi pazienti fuggono prima che il contatto vero avvenga. Parlando di musica, non ci possiamo aspettare che la bambina ascolti musica rock, come Tarentula hispanica, perché non si adatta al suo umore, dato che anche la musica di un pianoforte le provoca ansia. La musica migliore per questi bambini è la musica classica, quella dei film di Walt Disney (per esempio, La Bella e la Bestia), altro mondo di sogno in cui si rifugiano. L'elemento Natrum dà sicuramente serietà alla piccola paziente ('Serio' [Mind, serious] e [Mind, earnest]), anche il genere di musica che ascolta lo dimostra. La musica, quindi, è uno strumento positivo, perché si amplifica e risuona nel suo mondo speciale. Ma non dobbiamo scordare che la reazione di un bambino serio è la serietà, come quella di un bambino allegro ed estroverso è il riso e il gioco. Sin dall'inizio questa bambina blocca inconsciamente le vie che la collegano al resto del mondo.
Un altro strumento positivo per collegarsi a 'un' mondo (non è detto che sia 'il' mondo) è la sua forte 'Scrupolosità per schiocchezze' [Mind, conscientiousness for trifles] (3). Però è un'arma a doppio taglio, perché porta facilmente alla monomania e al disturbo ossessivo-compulsivo, che fanno parte dei disturbi dello spettro autistico. Sono bambini che giocano ore e ore a mettere in fila le macchinine e si arrabbiano se qualcuno li disturba, oppure si affezionano a uno o più oggetti, per esempio portano sempre con loro un certo giocattolo. O parlano fino alla nausea di un certo argomento: uno dei loro preferiti sono gli animali piccoli, gli insetti come le coccinelle o piccoli pesci rossi per i quali si mostrano preoccupati: 'Comprensione, compassione' [Mind, sympathy, compassion] (2). Penso quindi che questo rimedio debba far parte della rubrica 'Parlare, di un argomento, nient'altro che' [Mind, talking, one subject; of nothing but], dove troviamo rimedi come Argentum nitricum, Lycopodium, Medorrhinum e Stramonium. Naturalmente gli argomenti non sono gli stessi:
- Medorrhinum e Lycopodium non parlano di coccinelle, ma di 'belle' (le loro conquiste amorose);
- Argentum nitricum parla delle tragedie che 'potrebbero' accadere appena esce di casa e si chiede sempre "Se capitasse che …?";
- Stramonium parla solo dei pericoli che probabilmente dovrà affrontare in questo mondo.
L'interesse ai particolari di Natrum carbonicum è sì uno strumento positivo per il bambino, perché lo usa per un mondo di fantasia pieno di particolari, ma alla fin fine può essere anche un segnale indicativo di un disturbo dello spettro dell'autismo.
Vediamo dunque che tutti gli strumenti positivi di Natrum carbonicum servono in realtà per rafforzare un mondo stabile in cui è in grado di vivere. Se fra le rubriche di Natrum carbonicum trovate 'Loquacità' [Mind, loquacity] (al 2° grado: è il più loquace dei Natrum e Natrum phosphoricum non è nemmeno nella rubrica, cioè non comunica affatto), non è per avere contatti con gli altri, bensì con le figure del proprio mondo fantastico alle quali parla continuamente ('Occupazioen migliora' [Mind, occupation ameliorates] (2). Mettere in fila i giocattoli e parlare alle figurine e ai soldatini deve farvi pensare a Calcarea carbonica, ma Calcarea carbonica non è ancora arrivato allo stadio in cui è pronto a entrare nel mondo (a volte non lo sono nemmeno da adulti) e deve avere rapporti con qualcuno che sia uno stretto parente o un familiare. Calcarea carbonica ha appena scoperto se stesso ed è contento di stare nell'ambiente sicuro di casa, dove non ha difficoltà ad avere contatti con gli altri. Infatti, riesce a ottenere facilmente l'attenzione che desidera tanto con la sua ostinazione e i capricci. Natrum carbonicum si è perso da qualche parte e la famiglia non rappresenta più per lui quel rifugio sicuro che è per Calcarea carbonica. Natrum vuole stabilire rapporti al di fuori della famiglia, con amici e altre persone, ma 'qualcosa' ('Non è più stato bene da quando') glielo impedisce!
Appena la bambina Natrum carbonicum impara a leggere e a scrivere, la sua loquacità assume un'altra forma e il suo mondo di fantasia si espande in un altro strumento positivo: la scrittura! Parla in versi e scrive storie. Osservate di nuovo la ricercatezza di Natrum: ha trovato un sistema di comunicazione con il mondo esterno che le sembra difficile da raggiungere. Ma è solo un meccanismo di compensazione 'positiva', perché la taglia fuori sempre più dal mondo reale, che giudica le persone come lei troppo serie ed eccentriche.
L'arsenale limitato di strumenti positivi, il cui unico scopo è creare un rifugio sicuro (un mondo di fantasia), dimostra quanto possa essere difficile per lei la vita, anche quando cresce. L'isolamento, se non compensato a sufficienza dalla fantasia, diventa sempre più esplicito quando la bambina cresce ed entra in ambienti strutturati, come la scuola, dove le vengono imposti compiti più vincolanti e meno attraenti. Il lavoro mentale non è uno strumento positivo: il miglioramento con l'attività e l'attenzione ai particolari non fanno parte del lavoro scolastico, come abbiamo visto, ma piuttosto appartengono alla creazione del mondo di fantasia. Mentre Nat-m, e anche Natrum phosphoricum, all'inizio hanno 'Desiderio di attività mentale' [Mind, desire for mental work], Natrum carbonicum ha 'Attività mentale impossibile o faticosa' [Mind, mental work is impossible or fatigues] (3!). Questa bambina ha bisogno di evadere dopo solo mezz'ora di compiti o lettura, cosa a volte impossibile nelle scuole impostate tradizionalmente, ma meglio gestita e sicuramente più facile da realizzare in un programma di 'scuola in casa'. C'è 'Confusione mentale da attività mentale' [Mind, confusion of the mind from mental exertion] (3) e 'Concentrazione difficile nello studio e nella lettura' [Mind, concentration difficult while studying and reading] (2). Ciò spiega perché a bambini del genere, completamente sepolti nei loro pensieri (nel loro mondo di fantasia), siano stati attribuiti tanti nomi nei manuali di Psichiatria!
Di fronte alle crescenti difficoltà della vita, la bambina si isola sempre di più. Sono piccoli pazienti che arrivano ad avere 'Falsa percezione, che il corpo sia diventato pesante e spesso' [Mind, delusions, that the body has become heavy and thick], dimostrando così quanto sia difficile per loro rispondere agli stimoli esterni. Come si reagisce negativamente all'isolamento? Dipende dalla fase miasmatica del rimedio in cui si trovano.
- Nella fase psorica, la reazione è prevalentemente di disperazione, paure e ansia. C'è una forte ansia da anticipazione per qualsiasi cosa minacci il loro piccolo mondo fragile: è il bambino che guarda le previsioni del tempo e si emoziona all'arrivo di un temporale, prima, durante e dopo! (non le guarda giusto per sapere che tempo farà, come Sepia e Carcinosinum, ma per la paura):
-- 'Temporale, aggr.' [Generalities, thunderstorm, agg.]: (solo Natrum carbonicum 3!),
-- 'Temporale, avvicinarsi di un' [Generalities, thunderstorm, approach of] (2!),
-- 'Temporale, dopo il, aggr.' [Generalities, thunderstorm, after, agg.] (1),
-- 'Spaventato facilmente' [Mind, easily frightened] (3),
-- 'Prostrazione mentale' [Mind, prostration of mind] (3).
- Il comportamento sicotico presenta 'Comportamento sciocco' [Mind, foolish behavior] (Hyosciamus, Tarentula hispanica), 'Comportamento sospettoso' [Mind, suspicious behavior] e 'Falsa percezione, vede ladri e criminali' [Mind, delusions, sees thieves and criminals].
- Se il bambino non esce dal suo isolamento, è destinato a vivere una vita di solitudine con paure continue dove scivola in atteggiamenti luetici:
-- 'Indifferenza e apatia' [Mind, indifference and apathy] (3), con
-- 'Noia' [Mind, ennui];
-- 'Indolenza al lavoro' [Mind, indolence to work];
-- 'Estraniamento da amici e familiari' [Mind, estrangement from friends and family], che mostrano la profondità dell'isolamento;
-- 'Avversione alla vita al risveglio' [Mind, loathing of life, waking up in the morning];
-- 'Malevolo' [Mind, malicious];
-- 'Dispettoso' [Mind, spiteful];
-- 'Litigioso' [Mind, quarrelsome];
-- 'Tristezza' [Mind, sadness] (3);
-- 'Colpisce per la collera' [Mind, striking from anger] (2);
-- 'Torpore mentale al risveglio' [Mind, stupefaction on awaking].
Se si combinano tutti questi sintomi a 'Timidezza e ritrosia' [Mind, timidity and bashful] (3), si ritorna alla falsa percezione centrale di provare un abisso fra sé e gli altri. Il vero pericolo di questa situazione è che, quando il bambino diventa grande e si isola ancora nel proprio mondo fantastico, un evento emotivo spinga l'adulto dalla nevrosi e dalle false percezioni a una vera e propria psicosi (come la schizofrenia).
Un caso clinico di Natrum carbonicum
C. è una bambina di 5 anni molto lunatica e capricciosa. Parto con taglio cesareo dopo due giorni di travaglio: a quel punto il ginecologo ha avuto fretta. Sin dall'inizio ha sofferto di reflusso gastrico (pH 1) e stitichezza. Neonata molto irritabile, non è stata allattata al seno. Il rigurgito è stato trattato con Propulsid® [cisapride] (soppressione), ma la stitichezza è rimasta. Negli ultimi due anni l'evacuazione è più normale, mentre prima doveva usare le supposte. È molto precisa ed esigente: mette i giocattoli perfettamente al loro posto e ascolta affascinata musica classica con il walkman mentre guarda sfrecciare il trenino. Spesso dice: "La gente parla di me, ride di me". Le piace moltissimo il vento: sta in piedi a farsi soffiare addosso. Ha paura dei temporali. Guarda le previsioni del tempo in TV e si emoziona quando sta per arrivare un temporale! Non sopporta che le taglino le unghie e che la pettinino, perché dice: "Mi fa male!". È indipendente e vuole fare tutto da sola! Ultimamente, specialmente da quattro mesi a questa parte, dice alla sorella maggiore che lei è stata adottata mentre di se stessa dice: "Io invece sono uscita fuori dalla pancia della mamma!". Le piacciono molto le 'cose piccole'. Ha un elefantino che porta con sé dovunque e le piacciono anche gli insetti. Quando vede una lampadina, un vasetto o una piccola fessura, dice: "Voglio andare lì". Le piace solo la musica classica, non ama la musica rock o country, perché dice: "È musica da maschi!". Ha la tendenza a isolarsi, è insicura. Chiede alla mamma di invitare degli amichetti e poi, quando arrivano, non vuole più giocare con loro e cerca di andarsene e di isolarsi (la mamma dice che sta sempre sulle sue). Spesso è triste. Le piace indossare gli stessi vestiti e non sopporta di avere qualcosa intorno al collo. È nel periodo dei baci e la chiamiamo 'sbaciucchina' perché è sempre a baciare il fratellino di sette mesi. È molto seria e responsabile. Vorrebbe avere un cucciolo e quando dà da mangiare ai pesci, è preoccupata che quelli piccoli mangino abbastanza. Segue un programma di scuola a casa e ha un limite massimo di attenzione di 30 minuti. Poi, ha bisogno di fare qualcos'altro. Le piacciono i computer e i videogame. Le piace la ripetitività, non le piacciono le situazioni nuove.
Anamnesi della gravidanza: i genitori erano intenzionati ad adottare un bambino, dopo che la mamma aveva fatto terapie contro l'infertilità. Avevano già firmato i documenti quando lei ha scoperto di essere gravida! (per la prima volta). Ha avuto molta paura che le portassero via la figlia che nel frattempo avevano adottata e anche che la bambina di cui era incinta fosse sottoposta a troppo stress. Effettivamente, la madre naturale della bambina adottata l'aveva scoperto e li aveva citati in tribunale per 'frode'. Si era dovuta nascondere per tutta la gravidanza per paura di essere accusata di 'frode' e che le portassero via l'altra figlia. Lo sapevano solo i suoi genitori. Ha detto: "Volevo proteggere il mio nido e la mia reputazione".
Diagnosi allopatica di questa bambina: ASD (disturbi dello spettro autistico) e OCD (disturbo ossessivo-compulsivo).
Analisi del caso clinico
Abbiamo visto che la piccola è stata irritabile e 'difficile' sin da quando è nata. Tutti i sintomi gastrointestinali indirizzano verso un rimedio con una specifica affinità per questo apparato! Il grosso problema resta la stitichezza, sintomo che dovrebbe far sicuramente parte del quadro del rimedio. La sua precisione si manifesta nell'organizzare i giocattoli (Carbonio: Calcarea carbonica), ma anche ascoltare la musica classica è un sintomo peculiare per un bambino. I suoi gusti sono categorici: non vuole ascoltare nessun altro tipo di musica. Poi è un po' paranoica, pensa che ridano di lei (sospettosa). Ciò riflette la sua insicurezza e il suo isolamento. Ha paura dei temporali, quando stanno per arrivare e quando scoppiano (è 'eccitata' nel senso di ansia da anticipazione, ma non perché non vede l'ora che arrivi, anzi ha molta paura! Problemi di unghie e capelli: è sensibile esteriormente (generalità), sensibile al dolore! 'Testa, sensibilità, pettinando i capelli' [Head, sensitiveness, from brushing the hair]. Quando dice alla sorella di essere venuta dalla pancia della mamma dimostra una certa maliziosità (che è familiare da parte di madre); forse lo fa per dirle in faccia che lei appartiene a qualcosa. È proprio questo il suo problema: non sa a che parte appartiene, le riesce difficile fare collegamenti temporali e quindi preferisce creare un mondo di illusioni! Comunque, è una bambina indipendente e questo esclude Baryta carbonica! Le piacciono le cose piccole, a sostegno del piccolo mondo di illusioni che ha creato (sta con gli auricolari, guarda il trenino, non presta attenzione a niente) e ha di sé l'immagine di qualcosa di piccolo e vulnerabile, che vuole nascondersi in un piccolo mondo accogliente (come la pancia della mamma). È esattamente quello che ha provato la mamma durante la gravidanza: voleva eclissarsi, non poteva dire a nessuno di aspettare un figlio; aveva dovuto nasconderlo, avrebbe voluto fuggire e stare sola per paura che qualcuno scoprisse che era incinta. Ecco svelato il collegamento con la vita uterina! Però è affettuosa, specialmente col fratellino. Prova desiderio di avere rapporti sociali con altri bambini, ma non vi riesce (quando gli amichetti le sono vicini). Ciò rappresenta la falsa percezione centrale 'Falsa percezione, separazione fra lei e gli altri' [Mind, delusions, division between herself and others]. Anche qui bisogna ritornare alla vita nell'utero, quando sua mamma voleva avere rapporti con gli altri (per dare la notizia di essere incinta), ma non poteva! È una bambina seria e responsabile (Natrum): lo vediamo quando dà da mangiare ai pesci. Ma l'attenzione non è il suo forte: deve ricaricarsi dopo mezz'ora ('Confusione per sforzo mentale' [Mind, confusion from mental work]. Fa fatica a concentrarsi!
Questo è un caso stupendo di Natrum carbonicum. Abbiamo cominciato con una boccetta da 240 ml alla 6ch, 2 succussioni, al bisogno (secondo il metodo della 5a edizione dell'Organon che ho descritto nel libro Gestione del Simillimum omeopatico [Cfr Ed. salus Infirmorum]). Dopo due mesi ho regolato la dose a 1 succussione della boccetta di riserva, tre gocce dalla boccetta di riserva in una tazza da 120 ml e tre gocce dalla prima tazza un giorno sì e due no. I sintomi sono scomparsi. Il caso clinico è ancora in terapia.
Bibliografia
1. L. De Schepper. Hahnemann Revisited, 1999. Full of Life Publishing, New Mexico, USA
2. L. De Schepper: Gestione del Simillimum omeopatico, Edizioni Salus Informorum, Padova, 2009
3. C. G. Jung, 1993. Pratica della psicoterapia: Opere Vol. 16. Trad. L. Baruffi, Bollati Boringhieri
4. C. G. Jung, 1999. Psicogenesi delle malattie mentali: Opere. Vol. 3. Trad. L. Personemi, L. Aurigemma, Bollati Boringhieri
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