Ruolo dell'Arnica nella sepsi: due casi clinici trattati con terapia omeopatica
Categorie: Casi Clinici
Autori: Antonio Fco. Marqués Arpa
Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista
Arnica omeopatica nel trattamento della sepsi: due casi clinici in unità di terapia intensiva
Nella Materia Medica Pura (1830) Hahnemann (1) descrive, nel capitolo dedicato a Arnica Montana, alcuni sintomi che potrebbero avvicinarsi a un quadro settico: "535 – Collasso generale; 595 - Pieno di dolori… come affetto da una crisi di malaria. 360 – Battito cardiaco rapidissimo all'inizio, poi estremamente lento. 340 – Difficoltà a respirare. Respiro profondo, lento, frequente con pressione sotto il petto. 275 - Ritenzione urinaria. 575 – Sensazione di grande calore all'interno delle mani, piedi freddi e brividi in tutto il corpo".Tutti questi sintomi sono tossicologici e si possono curare somministrando la stessa sostanza.
Kent (1911) ne riporta l'utilità nelle febbri tifoidee, seppur gravi (2).Vijnosky (1977), nella sua Materia Medica, parla della validità di questo rimedio nelle febbri settiche (3).Vorrei citare anche due osservazioni cliniche personali che già conoscevo. La prima, del Dr. Fernando Domìnguez (Messico, 2003), è la sua esperienza positiva di trattamento di gravi casi di febbre tifoidea con Arnica Montana. La seconda, della Dr.ssa Assumpta Mestre (Barcellona, 2004), nel trattamento di conseguenze di crisi ipertensive, considerando che l'ipertensione venosa potrebbe dipendere da un traumatismo del contenuto vascolare contro le pareti dei vasi sanguigni. Ho valutato questa interpretazione al contrario, come spiegherò in seguito, per scegliere il rimedio omeopatico del primo caso clinico descritto (e la diluizione 2LM), ma anche per il secondo. Non conoscevo, invece, alcuni lavori pubblicati al momento dell'inizio del trattamento dei miei due casi clinici, ma ne sono venuto a conoscenza in seguito, attraverso Internet.
Vorrei segnalare quindi:
- Uno studio controllato eseguito a Cuba (Beauballet Fdez, B et al. 2002) che mostra l'utilità clinica come antiinfiammatorio dell'Arnica in diversi traumi maxillofacciali;
- Uno studio controllato eseguito a Cuba (Baños et al. 2004) che mostra un'attività in vitro dell'Arnica come agente antisettico sui batteri della placca dentale;
- Uno studio clinico eseguito in Austria (Frass et al. 2005) randomizzato, in doppio cieco, e controllato verso placebo in un'unità di terapia intensiva sul trattamento di gravi stati settici con Arnica. Lo studio mostra una sopravvivenza dei pazienti trattati con Arnica Montana rispetto a quelli non trattati non significativa a 30 giorni, ma significativa a 120 giorni, in tutti i tipi di grave sepsi (6).
MATERIALI E METODI
CASO CLINICO N. 1 - Donna di 79 anni ricoverata d'urgenza per addome acuto dopo trauma addominale e sottoposta a laparotomia esplorativa urgente. Anamnesi pregressa: isterectomia, colecistectomia.Tumore al colon operato con emicolectomia destra e anastomosi ileocecale. Intervento chirurgico: 21/10/05. Riscontrata una perforazione dell'ileo di 2 cm di diametro.
DIAGNOSI
Trauma addominale chiuso Perforazione ileale secondaria
Shock settico secondario alla perforazione ileocecale Infarto miocardico perioperatorio non chirurgico Insufficienza cardiaca
Difficoltà respiratoria acuta
Tracheostomia programmata a causa della difficoltà di intubazione Atrofia muscolare
STADIO DI INTERVENTO OMEOPATICO
Immediatamente dopo che l'unità di terapia intensiva ha comunicato l'infarto miocardico perioperatorio e ha praticamente scartato qualsiasi probabilità di sopravvivenza, si è iniziato il trattamento del paziente intubato con Arnica 1LM in plus, mattina e sera, per via orale mediante un contagocce.
CRITERIO DI SCELTA DEL RIMEDIO OMEOPATICO
Il criterio è stato clinico e si è basato sulle seguenti considerazioni: Primo intervento: Arnica 1 LM in plus
L'Arnica viene generalmente usata nei traumi.
Viene utilizzata anche nella influenza intestinale con febbre alta E anche in alcuni casi di infarto miocardico acuto.
Secondo intervento: Arnica 2LM in plus
Dopo un aggravamento di un giorno della paziente, in seguito a ipervolemia forzata eseguita nell'unità di terapia intensiva per cercare di normalizzarle la diuresi, ma con il risultato indesiderato di aumentare il polmone da shock e l'insufficienza cardiaca.
Si è ritenuto necessario aumentare la diluizione e passare da Arnica 1LM a Arnica 2LM ipotizzando che l'insufficienza cardiaca e il polmone da shock fossero dovuti anche all'ipervolemia forzata che aveva riattivato l'attività renale (diuresi) bloccata.
Terzo intervento: Arnica 3LM in plus
Pur essendo la paziente emodinamicamente stabile, l'evoluzione favorevole si è fermata per più di 48 ore.
Si è ritenuto opportuno aumentare la potenza.
CASO CLINICO N. 2 - Uomo di 50 anni trattato con amoxicillina, acido clavulanico e corticosteroidi per cellulite facciale. I sintomi erano secondari a un'estrazione dentale. L'evoluzione del paziente ha portato a una serie di sintomi a prognosi molto sfavorevole, con shock settico subentrato dopo pochi giorni.
DIAGNOSI (05/01/06)
Ascesso sottomascellare dovuto a estrazione dentale. Drenato e chiuso. Shock settico – SDMO. Polmonite bilaterale di origine nosocomiale e disseminazione ematogena.
Ascesso polmonare destro.
Sindrome da distress respiratorio.
Insufficienza renale tossico-ischemica con evoluzione in insufficienza renale cronica.
Pseudo ostruzione intestinale. Pneumoperitoneo in fase critica Polmonite basale nosocomiale destra. Ricovero in terapia intensiva
Fibrosi polmonare bilaterale.
STADIO DI INTERVENTO OMEOPATICO
Su espressa richiesta dei parenti del paziente, si è iniziato il 10/01/06. La famiglia ha comunicato la decisione all'unità di terapia intensiva: a parere dei clinici il problema principale era la fibrosi polmonare, che attualmente colpiva il 75 per cento di tessuto e si estendeva inevitabilmente.
CRITERIO DI SCELTA DEL RIMEDIO OMEOPATICO
Il criterio è stato in definitiva un criterio clinico. Nonostante numerosi sintomi fossero coperti da altri rimedi, sono stati presi in considerazione i seguenti:
- La causa scatenante è stato un trauma (estrazione dentale).
- La fibrosi polmonare potrebbe essere dovuta a una perfusione indotta (da trauma) di fluidi per compensare la diminuzione della diuresi tipica dello shock.
- Altri rimedi, che coprivano molti altri sintomi (Phosphorus, Mercurius, Sulfur) (7), avrebbero potuto produrre un aggravamento delle condizioni del paziente, per la loro natura ‘profonda' di minerali. Arnica era un rimedio più superficiale e quindi più sicuro per iniziare la terapia.
Questi tre criteri mi hanno convinto a prescrivere Arnica 1LM in plus, due volte al dì.
SOMMINISTRAZIONE DEL RIMEDIO
Effettuata dalla unità di terapia intensiva, dopo avermi chiesto una relazione scritta in cui spiegavo i criteri di scelta di questo particolare trattamento. L'ho fatta usando come referenza fondamentale la Materia Medica di Lathoud (8), ed è stata accettata. Il rimedio è stato somministrato mettendo delle garze in bocca al paziente (tra i tubi) e svuotandovi due contagocce di Arnica ogni volta.
RISULTATI DOPO L'EVOLUZIONE
Criterio comune - Dobbiamo considerare che non abbiamo mai interferito nella terapia somministrata dalla unità di terapia intensiva, ma abbiamo semplicemente aggiunto il trattamento omeopatico, sotto forma di trattamento complementare. I criteri comuni per valutare l'evoluzione del paziente sono stati i seguenti: Se lo stato del paziente migliorava, veniva usata la stessa concentrazione. Se il miglioramento si fermava, aumentavamo la concentrazione.
CASO CLINICO 1 - Abbiamo già detto che i punti critici, in cui abbiamo deciso di aumentare la concentrazione del rimedio sono stati:
1) Stadio iniziale
2) Edema polmonare acuto
3) Prima delle dimissioni dall'unità di terapia intensiva. Dimissioni dalla terapia intensiva e ricovero ospedaliero: 15 giorni dopo l'inizio della terapia complementare.
Dimissioni dall'ospedale: 15 giorni dopo il ricovero ospedaliero. In quel momento veniva somministrata Arnica 3LM.
CASO CLINICO 2 - Il paziente è andato incontro a regressione completa della fibrosi polmonare. Ogni settimana è stato sottoposto a una Tac e in ognuna si è osservata una regressione del 25 per cento dell'area fibrotica.
Dopo tre settimane il paziente ha ripreso conoscenza ed è stato dimesso dall'unità di terapia intensiva.
Due settimane dopo è stato dimesso dall'ospedale. È stata sempre usata Arnica 1LM, due volte al dì.
DISCUSSIONE
Questi due casi clinici mostrano che si possono ottenere risultati positivi usando una metodologia comune, in condizioni di isolamento, e confermano altri studi fatti in precedenza. Riteniamo che sia conveniente eseguire un'indagine più sistematica sull'uso di Arnica in questi casi: Sepsi da trauma.
Come coadiuvante di casi in cui l'ipervolemia indotta è seguita da complicanze.
Per quanto riguarda l'ottimo studio di Frass et al (2005), si potrebbe valutare la possibilità che nei prossimi studi l'indice di sopravvivenza a 30 giorni del gruppo trattato con Arnica montana migliori. Solo con una scelta più individualizzata del gruppo terapeutico di appartenenza del paziente e di concentrazione del rimedio somministrato è possibile:
- Considerare il trattamento di gravi stati settici di origine traumatica come gruppo terapeutico, senza includere tutti i casi di sepsi severa. Questa condizione non è contraria alle caratteristiche di un possibile trial clinico a doppio cieco.
- Effettuare un approccio più individualizzato nella prescrizione per ogni caso clinico: valutare la possibilità di aumentare o ridurre la concentrazione del rimedio a seconda dell'evoluzione clinica di ciascun paziente. Questa condizione è contraria alle caratteristiche di un trial clinico a doppio cieco. Si propone di usare uno studio in singolo cieco per dimostrare le potenzialità di Arnica.
Entrambi questi studi potrebbero ottenere successi clinici in futuro, mantenendo rigidamente le regole del doppio studio con un gruppo di controllo. D'altra parte lo studio di Frass et al. (2005) può essere considerato molto rigoroso e incoraggiante per pazienti a lunga degenza e quando non è possibile un approccio più individualizzato.
CONCLUSIONI
Arnica montana può essere utile come terapia complementare in casi di shock settico di origine traumatica.
Arnica montana può essere utile anche in altri casi di shock, quando l'ipervolemia indotta provoca complicanze.
Bibliografia
- Baños Román, F; Montezumo Lechuga, M; Delgado Ruíz, J; Hernández Méndez, J. Efecto antimicrobiano "in Vitro" de la tintura de Árnica montana y Caléndula officinallis sobre streptococus mitis. (2004) (5).
- Beauballet Fdez, B; Sainz Vázquez, M; Morales Jiménez, E et al. Uso del Árnica homeopática como antinflamatorio en los edemas traumáticos faciales. Rev Club Med Mil (on line) julsep (2002) (4).
- Frass M, Linkesh M, Vanilla S, Resch G, Dialacher C, Lobl T,Endler C, Haidvogl M, Muchitsch I, Schuster E. Ludwig Boltzman Institute for Homeopathy, Graz, Austria. Homeopathy and severe sepsis. Homeopathy. 2005 Apr; 94 (2). 75-80 (2005) (6)
- Hahnemmann, S. Materia Medica Pura Edi-Lombardo , 2000.(1)
- Kent, J. T. Materia Medica Omeopatica Edizioni Red, 2003. (2)
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