Scopri le cause dell'anemia e i 3 rimedi omeopatici per la sua cura
Categorie: Repertorizzazione
Autori: Francesco Candeloro
L'anemia è un segno clinico, non una malattia specifica, ed il termine si riferisce alla diminuzione della concentrazione di emoglobina nel sangue, rispetto a quei valori considerati normali per una persona adulta in buona salute (rispettivamente 12 g/dl nella donna e 13 g/dl nell'uomo). In generale si manifesta con pallore della cute e delle mucose visibili, ridotta resistenza allo sforzo fisico e mentale, irritabilità, palpitazioni, mal di testa e fragilità di unghie e capelli. Tuttavia, a volte, può inizialmente decorrere in maniera asintomatica, e saranno solo gli esami di laboratorio a rivelarne la sua presenza. A questo proposito, proprio tramite questi è possibile distinguere le anemie in tre tipi principali: quelle nelle quali le dimensioni dei globuli rossi (MCV) sono inferiori a 80 (anemia microcitica), quelle in cui sono superiori a 98 (anemia macrocitica) e quelle in cui i valori sono compresi tra questi due estremi (anemia normocitica).
Tra le cause principali di anemia microcitica ci sono: la carenza di ferro, alcune emoglobinopatie (in particolare la talassemia) e l'intossicazione da piombo. In questa sede ci soffermeremo comunque solo sull'anemia da carenza di ferro, che è sicuramente la più comune e frequente tra quelle trattabili ambulatorialmente. Il suo riscontro laboratoristico deve sempre essere seguito dalla ricerca accurata delle condizioni patologiche che possono averla determinata: sanguinamenti cronici del tratto gastrointestinale (nel corso di ulcera peptica, colite ulcerosa, emorroidi, neoplasie, terapia antinfiammatoria), flusso mestruale abbondante e/o prolungato, frequenti donazioni di sangue, gravidanza (per aumentato fabbisogno), morbo celiaco (per ridotto assorbimento). L'approccio terapeutico tradizionale prevede, oltre alla cura specifica della malattia responsabile della carenza, la somministrazione, preferibilmente orale, di sali di ferro, per un periodo prolungato e comunque sufficiente a ristabilirne le riserve organiche (valori di ferritina superiori a 50 g/l), con la contemporanea raccomandazione di assumere in maggior quantità quei cibi che sono i più ricchi del minerale (carne rossa, legumi e verdure a foglia verde) oltre a quelli ad elevato contenuto di vitamina c, che a sua volta ne facilita l'assorbimento (agrumi, melone, cavolfiore e broccoli).
Tra le anemie macrocitiche, invece, le più comuni sono quelle dovute a deficit di Vitamina B12 e acido folico. Anche per queste fondamentale sarà individuare la causa del deficit: per quanto riguarda la Vitamina B12, le cause più comuni sono la carenza di un fattore che ne facilita l'assorbimento, in corso di atrofia della mucosa gastrica, alcune forme di malassorbimento, il morbo di Crohn, e la sua mancata supplementazione nel corso di diete vegetariane strette (dal momento che tale vitamina si trova solo nei cibi di origine animale); per l'acido folico, invece, la causa principale del suo deficit è la sua scarsa assunzione con la dieta, associata all'età avanzata o alla malnutrizione, caso quest'ultimo frequentemente osservabile negli alcolisti. A tal proposito conviene rammentare che l'acido folico è presente soprattutto nelle verdure e nella frutta, e in particolare nei vegetali a foglia verde e negli agrumi. Per entrambi questi tipi di anemia la terapia tradizionale è essenzialmente quella sostitutiva, oltre a quella diretta alla cura della malattia o affezione scatenante.
Le forme di anemia normocitica sono infine frequenti nei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche, da tumori maligni o ancora da insufficienza renale cronica, mentre in età pediatrica la forma di anemia più ricorrente è sempre quella da carenza di ferro, e si osserva principalmente tra i bambini nati prematuramente, tra quelli che vengono allattati quasi esclusivamente al seno oltre i sei mesi di età, e tra quanti si nutrono in maniera insufficiente e soprattutto povera di vitamina c: in tutti lo stato anemico si renderà clinicamente manifesto, per di più, con sproporzionata irritabilità ed eccessiva sonnolenza.
L'approccio omeopatico al paziente anemico non deve mai escludere, dunque, l'attenta ricerca della malattia che ne è alla base, ma, una volta terminato l'iter diagnostico in comune con la medicina tradizionale, sensibilmente diverso sarà il modo di affrontare il paziente dal punto di vista terapeutico. Maggiore enfasi, infatti, sarà innanzitutto portata nell'esortare la persona a rivolgersi più spesso, nel corso della propria alimentazione, a quei cibi che contengono in maggiore quantità ferro e/o vitamine appropriate. La supplementazione del primo, qualora il deficit delle riserve (ferritina) risultasse marcato, si potrà anche avvalere di prodotti naturali opportunamente predisposti, in commercio, per aumentare l'introito organico dell'elemento, soprattutto in quei periodi della vita in cui maggiori sono le richieste, come, in particolare, durante la gravidanza, ma, affinché le riserve ripristinate tramite l'alimentazione, e l'eventuale supplementazione, nel tempo non subiscano variazioni, sarà necessario intervenire sull'affezione che, specialmente nelle patologie a tendenza emorragica, è considerata l'unica vera causa del deficit. A questo punto il medico omeopata, accertatosi dunque della patologia in atto, non si accontenterà, però, di una semplice diagnosi locale, ma estenderà le sue ricerche al carattere e all'emotività della persona, alla sua reattività alle diverse condizioni climatiche e ambientali e, da ultimo, valuterà con attenzione lo stato delle funzioni fisiologiche del paziente (appetito, termoregolazione, sonno, riproduzione, ecc.).
Così facendo egli giungerà a cogliere l'origine primaria della malattia, causa a sua volta dello stato anemico, in un disordine permanente dell'armonia funzionale di tutto l'organismo, venutosi a determinare per le circostanze più disparate: stress prolungati, conflitti reiterati con familiari o colleghi di lavoro, importanti delusioni affettive, lutti, intossicazioni o cattiva igiene di vita. Il rimedio omeopatico prescritto, allora, sarà spesso diverso anche in persone affette da una medesima malattia, proprio in quanto diretto alla risoluzione di quella che deve considerarsi la reale causa, personale, dell'affezione anemizzante. Un rimedio selezionato in questa maniera, poi, proprio in base a quanto appena detto, avrà decisamente notevoli possibilità di condurre il malato ad una remissione definitiva dei suoi disturbi, senza che sia necessario, in tal modo, ripetere a lungo una stessa terapia, come avviene, di norma, con i farmaci tradizionali - per lo più sintomatici - che proprio per tale motivo possono frequentemente esporre il paziente agli effetti collaterali della loro somministrazione.
Nel corso della cura omeopatica intrapresa, inoltre, sarà a volte necessario intervenire e lenire i sintomi propri dell'anemia, ma anche questo potrà essere fatto con l'ausilio dei soli rimedi omeopatici: e così quando saranno prevalenti la stanchezza e la spossatezza fisica, il rimedio più utile risulterà China Regia, quando gli stessi sintomi si assoceranno a stati congestivi improvvisi, particolarmente evidenti al volto, e associati a frequenti palpitazioni, sarà indicato Ferrum Metallicum, quando infine prevarrà l'affaticamento mentale, associato ad una sproporzionata irritabilità, il rimedio più indicato sarà Kali Carbonicum.
In definitiva, attraverso una corretta alimentazione, la supplementazione naturale di ferro, il controllo dei sintomi tipici dell'anemia e la cura, alla radice, della malattia determinante il deficit, la persona potrà tornare alla salute in tempi adeguati, e nel completo rispetto della sua fisiologia, senza cioè risultare esposta agli sgradevoli effetti collaterali delle tradizionali terapie farmacologiche; inoltre i risultati ottenuti avranno la tendenza a mantenersi nel tempo, segno evidente di un reale e globale rafforzamento delle capacità di difesa, e riparative, dell'intero organismo.
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